L’unità agli albori del Movimento dei Focolari

28 marzo 1982 In questa conversazione, tenuta ad Amsterdam il 28 marzo del 1982, Chiara Lubich  approfondisce un punto cardine della sua spiritualità: l’unità, effetto visibile e testimonianza viva dell’amore reciproco, inscindibilmente legata alla presenza del Risorto nella comunità.  «Cos’è l’unità? Ah, questa è una cosa meravigliosa! Perché l’unità, quella che Gesù pensa quando dice “amatevi …” in modo da morire, anche pronti a morire l’uno per l’altro, quell’unità che Gesù dice ‘dove due o più sono uniti lì sono io, non è un miscuglio di persone, non è un gruppo di persone, lì c’è Gesù, e questo è il punto.  L’unità veramente manifesta, porta Gesù. E io mi ricordo, ho trovato delle piccole lettere di tempi antichi quando incominciavamo a vivere così e sperimentare in certo modo la presenza di Cristo in mezzo a noi.   Che stupore! Perché noi non l’avevamo provato, il nostro cristianesimo era molto individuale prima. Ecco cos’è scritto lì. per esempio:“Oh l’unità, l’unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? E’

2021-08-31T02:01:36+02:0015 April 2017|

Da un intervista al Messaggero di S. Antonio

Rocca di Papa, 1 febbraio 1995 Che significato possono avere gli eventi luminosi e allo stesso tempo misteriosi della Pasqua per gli uomini e le donne del nostro tempo? Attraverso alcune risposte a domande particolarmente attuali sul mistero dell’abbandono, della morte, e della resurrezione di Gesù, Chiara Lubich offre una chiave per far sì che la realtà della Pasqua possa essere l’esperienza di ogni giorno. 1) "Tanti uomini e donne del nostro tempo non credono in Dio perché si sentono 'abbandonati' da Lui. Un'esperienza che lo stesso Gesù visse, per qualche istante di indicibile dolore, sulla croce del Golgota. La meditazione di Gesù crocifisso e abbandonato è al centro della sua spiritualità. Come testimoniare ancora oggi che quel Dio che non ha abbandonato il Figlio sulla croce, è anche il Dio che non abbandona mai i suoi figli?" La sensazione d'abbandono da parte di Dio che avvertono - come lei afferma - uomini e donne del nostro tempo, per cui è difficile per loro credere in Lui, dice chiaramente quanto sia

2021-08-31T02:01:36+02:009 April 2017|

Da un intervista al Messaggero di S. Antonio

Rocca di Papa, 1 febbraio 1995 Che significato possono avere gli eventi luminosi e allo stesso tempo misteriosi della Pasqua per gli uomini e le donne del nostro tempo? Attraverso alcune risposte a domande particolarmente attuali sul mistero dell’abbandono, della morte, e della resurrezione di Gesù, Chiara Lubich offre una chiave per far sì che la realtà della Pasqua possa essere l’esperienza di ogni giorno. 1) "Tanti uomini e donne del nostro tempo non credono in Dio perché si sentono 'abbandonati' da Lui. Un'esperienza che lo stesso Gesù visse, per qualche istante di indicibile dolore, sulla croce del Golgota. La meditazione di Gesù crocifisso e abbandonato è al centro della sua spiritualità. Come testimoniare ancora oggi che quel Dio che non ha abbandonato il Figlio sulla croce, è anche il Dio che non abbandona mai i suoi figli?" La sensazione d'abbandono da parte di Dio che avvertono - come lei afferma - uomini e donne del nostro tempo, per cui è difficile per loro credere in Lui, dice chiaramente quanto sia

2021-08-16T03:50:10+02:009 April 2017|

Il cuore arde se Gesù è tra noi

Un tratto di strada alla presenza del Risorto. È l’esperienza dei discepoli di Emmaus, quella stessa che Chiara Lubich rievoca in questo brano pubblicato negli anni ’60, poco dopo un suo viaggio compiuto in Terra Santa. La presenza viva e operante di Gesù in mezzo ai suoi discepoli un tempo, si ripete sempre in mezzo a coloro che sono uniti nel suo nome, una scoperta che questo testo invita a fare anche oggi, specie in questi giorni di cammino verso la Pasqua. (...) Qualche anno fa ci siamo portati in Terra Santa e per noi in realtà è stata una esperienza unica. Abbiamo avuto la grazia di provare delle emozioni particolari in vari luoghi. Uno di questi, appunto, Emmaus. Siamo andati lì in un pomeriggio assolato; c’era un tramonto dorato; e avvicinandoci a quel luogo santo, quando ci hanno fatto scendere dalla macchina per camminare sulla stessa strada che forse Gesù aveva percorso, ci siamo ricordati di quello che tanti anni prima lì era avvenuto.   Erano tre giorni che Gesù

2021-08-31T02:01:35+02:002 April 2017|

Gesù abbandonato Risorto, presente in tutti i dolori

18 dicembre 1980 Una scoperta sempre nuova che Chiara Lubich ha fatta lungo l’intero arco della sua vita: Gesù nel suo abbandono ha conosciuto e vissuto il dolore umano in tutte le sue espressioni, nessuna esclusa. Incontrando Lui si sperimenta anche la Vita e la risurrezione. Eli Folonari legge questo brano scritto da Chiara nel suo diario durante una conversazione collettiva telefonica da Zurigo, il 18 dicembre 1980. «Sto riscoprendo che Gesù abbandonato è veramente presente in tutti i dolori. Ho offerto a Gesù i miei limiti per la poca salute ed ho capito subito che il mio Sposo, Gesù abbandonato è il Limite: è come se più in là non avesse potuto andare. Ho saputo che i nostri terremotati hanno fatto l'esperienza del "tutto crollava". Gesù abbandonato è il "tutto crollava"; Gli è crollato persino la sensazione della sua unione col Padre. Devo andare controcorrente. Non è forse Gesù abbandonato colui che ha risalito la corrente più travolgente quando, sentendosi abbandonato da Dio, si abbandonò a Lui? Devo perdere tutto.

2021-08-16T03:50:09+02:0022 March 2017|

Mortificazione, moneta fuori corso?

13 gennaio 1972 In questo brano del suo diario inedito del 13 gennaio 1972, Chiara Lubich mette a fuoco una parola , “mortificazione”, che sembra aver perso oggi  il suo senso originario. E’ un invito a vivere la Quaresima, non nella mediocrità del “mezzo morto” che non piace a nessuno, ma nel dono pieno e totale di sé.  Parlar oggi di "mortificazione" è non sentire ciò che vibra nell'aria, ciò che pensano molti, soprattutto i giovani.E hanno ragione perché questa parola è stata svuotata del suo primo significato e quindi come tale va scartata.Se la si guarda dal lato etimologico, essa può voler dire: far morti. E ciò vorrebbe dire che il cristianesimo ci vuole morti in certo senso e vivi in un altro: morti a noi stessi e vivi alla vita di Dio in noi; morti alla nostra volontà limitata, ribelle, disordinata, e vivi a quella superiore che incastona il disegno della nostra vita in quello dell'umanità come un tutt'uno, un'opera d'arte umano-divina.Ecco, se mortificazione significa mezza repressione, non va;

2021-08-31T02:01:35+02:0017 March 2017|
Go to Top