Quante volte ho ripetuto la definizione offerta da Mutuae relationes: «Il carisma del fondatore si rivela come un’esperienza dello Spirito trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita». Il carisma: non una definizione, un progetto teorico, ma un’esperienza guidata dallo Spirito Santo che poi può essere letta anche nella sua formulazione dottrinale.
Compito di ogni fondatore e fondatrice è “trasmettere” il dono ricevuto: non gli appartiene, è per la Chiesa.
Da parte loro i discepoli sono chiamati a vivere, custodire, approfondire e costantemente sviluppare il dono ricevuto.
“Vivere”, innanzitutto. Questo verbo ci ricorda che il carisma, prima di essere oggetto di studio, è una realtà viva e dinamica così come lo Spirito che ne è all’origine. Grazie al carisma lo Spirito conforma a Cristo e coinvolge in un cammino di sequela. Questa parola, “vivere”, ricorda che siamo implicati in un’opera di Dio, che ci supera infinitamente e di cui siamo a servizio, con gioia e riconoscenza. Siamo nell’ambito della vita, prima che delle idee, anche se la vita chiede di essere pensata.
“Custodire” è il secondo verbo. Custodire perché chi riceve il carisma non ne è padrone. Il carisma è un dono oggettivo ricevuto. Viene alla mente la ripetuta esortazione di Paolo a Timoteo: “Custodisci ciò che ti è stato affidato” (1 Tm 6, 20); “Custodisci mediante lo Spirito Santo, che abita in noi, il bene prezioso che è stato affidato” (2 Tm 1, 14). Di qui il senso di responsabilità, ma anche di intraprendenza. La parabola dei talenti insegna: non si può “custodire” il dono sotterrandolo, lasciandolo fermo e immutabile, occorre trafficarlo e farlo fruttificare.
“Approfondire” – terzo verbo –, perché il carisma è di una ricchezza mai pienamente esplorata, ha sempre cose nuove da dire, soprattutto quanto interagisce con nuovi contesti culturali e storici. Questo richiede studio e sperimentazione, conoscenza e vita.
“Sviluppare”, così che il carisma del fondatore diventi “carisma dell’Istituto”, quasi rifrazione collettiva di quello, sviluppato dalla vita, dall’esperienza, dagli apporti personali di quanti lo Spirito continua a chiamare a farne parte: il seme diventa albero, nella sostanziale continuità tra gli inizi e il cammino successivo.
In tutto questo mi è sembrato di intravedere alcuni elementi della missione del “Centro Chiara Lubich” di cui da qualche anno ho l’onore di far parte donando il mio piccolo contributo. Con i membri del Centro, 13 persone, abbiamo trascorso tre giorni intensi di seminario, sul senso della ricerca e degli studi attorno alla persona, al pensiero, al carisma di Chiara Lubich, alla sua narrazione… Prendendo atto che la sua persona travalica la missione di fondatrice e quindi della sua opera, il Movimento dei Focolari. È una donna di tutta la Chiesa, che va al di là degli stessi confini della Chiesa. Così il lavoro del Centro a lei intitolato mira a collocarla nel più ampio orizzonte ecclesiale e sociale e ad approfondire – con studi, convegni, iniziative le più varie – il suo messaggio universale, partendo dalla storia, dalla linguistica, dalla teologia, e ad offrire strumenti per la sua conoscenza, a partire dalla pubblicazione sistematica delle opere… Uno studio a tutto campo per una donna a tutto campo.
(Dal blog di Fabio Ciardi O.M.I.)