Date e vi sarà dato; una buona misura …
Roma, 25 maggio 1978 Commento alla Parola di vita: «Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo» (Lc 6,38).
Roma, 25 maggio 1978 Commento alla Parola di vita: «Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo» (Lc 6,38).
Roma, 1978 Ho visto un uomo in una corsia d’ospedale, ingessato. Aveva bloccato il torace e un braccio, il braccio destro. Col sinistro s’arrangiava a far tutto... come poteva. Il gesso era una tortura, ma il braccio sinistro, anche se più stanco alla sera, s'irrobustiva lavorando per due. Noi siamo membra l'uno dell'altro e il servizio reciproco è nostro dovere. Gesù non ce l'ha solo consigliato, ce l'ha comandato. Quando serviamo qualcuno, per la carità, non crediamoci santi. Se il prossimo è impotente, dobbiamo aiutarlo, e aiutarlo come si aiuterebbe, potendolo, lui stesso. Altrimenti che cristiani siamo? Se poi, venuta la nostra ora, abbiamo bisogno della carità del fratello, non sentiamoci umiliati. Al giudizio finale udiremo ripetere da Gesù: “Ero... malato... e mi avete visitato”; ero carcerato, ero ignudo, ero affamato...1, dove Gesù ama nascondersi proprio sotto il sofferente e il bisognoso.Sentiamo perciò anche allora la nostra dignità e ringraziamo di gran cuore chi ci aiuta, ma riserviamo il più profondo ringraziamento per Dio che ha creato il cuore umano caritatevole,
Tivoli, 28 settembre 1984 Chiara “rilegge” la vita di Igino Giordani nella prospettiva del Vangelo, in particolare delle Beatitudini.
Rocca di Papa, 5 febbraio 1979 Dopo aver citato molti padri della Chiesa – perlopiù vescovi e teologi – Chiara trae ora l’esempio da cristiani autentici, quali sono anche i santi. Cita Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, i patroni d’Italia, accanto a santi più recenti. Gli episodi della loro vita, spesso tramandati con racconti miracolosi, al di là del senso di ammirazione e irraggiungibilità che potrebbero suscitare, vogliono essere soprattutto uno sprone a mettere in pratica il Vangelo. {rokbox title=|Gesù in chi soffre (II parte) :: Rocca di Papa, 5 febbraio 1979| size=|561 350| thumb=|images/video/lubich_19790205.jpg|}https://vimeo.com/62793061&autoplay=1{/rokbox}
Castel Gandolfo, 1 giugno 2001 Carissime e carissimi, un cordiale benvenuto a tutti, amici nostri, con un ringraziamento di cuore per la vostra presenza! E' bello ed assai importante il presente Convegno a cui voi, persone di varie convinzioni, partecipate perché interessate allo spirito che ha fatto nascere e muove il Movimento dei Focolari, alle mete, alla sua vita ed alle sue realizzazioni. Voi avete piena cittadinanza nel nostro Movimento, voi siete una parte essenziale di esso. Eppure qualcuno potrebbe chiedersi: un Movimento, come quello dei focolarini, nato da una profondissima convinzione religiosa, dalla scelta di Dio come ideale della loro vita, può forse essere d'interesse per uomini e donne di altre convinzioni? Sì, lo può perché una risposta c'è. Sì, perché noi, focolarini, crediamo in una religione non relegata unicamente in cielo, come si dice, ma profondamente umana. Noi, come tutti i cristiani, abbiamo certamente fede in un Dio trascendente, ma incarnatosi su questa terra, fattosi uomo. Per cui, se Dio tutto spirito, Trinità beatissima, è di sommo interesse per
Roma, 25 Novembre 1989 Commento alla Parola di Vita: Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri (Gc 5,9). Per meglio capire la Parola di vita che ci viene proposta per questo mese occorre tenere presenti le circostanze che l’hanno suggerita. Sono gli inconvenienti che si verificavano nelle comunità cristiane a cui è indirizzata la lettera dell’apostolo Giacomo. Si trattava di scandali, di discriminazioni sociali, di un uso egoistico della ricchezza, di sfruttamento degli operai, di una fede fatta più di parole che di opere ecc. Tutto questo dava origine a risentimenti e malumori degli uni verso gli altri creando uno stato di disagio in tutta la comunità. Non lamentatevi fratelli gli uni degli altri. Già nell’epoca apostolica si poteva notare dunque quello che anche oggi vediamo nelle nostre comunità: le difficoltà più grandi a vivere la nostra fede non sono spesso quelle che ci vengono dall’esterno, cioè dal mondo, bensì quelle che ci provengono dall’interno: da certe situazioni che vi si verificano e da comportamenti dei nostri fratelli, che non sono