La famiglia è il futuro
Lucerna (Svizzera), 16 maggio 1999 Dal discorso tenuto a Lucerna (Svizzera) il 16 maggio 1999, in occasione del 19° Congresso Internazionale per la famiglia dal titolo «La famiglia è il futuro».
Lucerna (Svizzera), 16 maggio 1999 Dal discorso tenuto a Lucerna (Svizzera) il 16 maggio 1999, in occasione del 19° Congresso Internazionale per la famiglia dal titolo «La famiglia è il futuro».
Fiera di Primiero (TN), 1959 Chiara Lubich scrisse questo testo per la Mariapoli di Fiera di Primiero del 1959. La Mariapoli era, a quei tempi, un periodo di vacanze trascorse insieme da quanti vivevano lo spirito dei Focolari. Tra le tante parole che il Padre pronunziò nella Sua Creazione ve ne fu una tutta singolare. Non poteva esser tanto oggetto d’intelletto quanto d’intuizione, non tanto splendore di sole divino, quanto ombra soave e tiepida, quasi nuvoletta alacre e bianca che tempera e adatta i raggi del sole alla capacità visiva dell’uomo. Era nei piani della Provvidenza che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue, e questa Parola abbisognava d’uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse avevano bisogno d’un silenzio. ll Protagonista dell’umanità, che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo,
Roma, 25 maggio 1978 Commento alla Parola di vita: «Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo» (Lc 6,38).
Roma, 1978 Ho visto un uomo in una corsia d’ospedale, ingessato. Aveva bloccato il torace e un braccio, il braccio destro. Col sinistro s’arrangiava a far tutto... come poteva. Il gesso era una tortura, ma il braccio sinistro, anche se più stanco alla sera, s'irrobustiva lavorando per due. Noi siamo membra l'uno dell'altro e il servizio reciproco è nostro dovere. Gesù non ce l'ha solo consigliato, ce l'ha comandato. Quando serviamo qualcuno, per la carità, non crediamoci santi. Se il prossimo è impotente, dobbiamo aiutarlo, e aiutarlo come si aiuterebbe, potendolo, lui stesso. Altrimenti che cristiani siamo? Se poi, venuta la nostra ora, abbiamo bisogno della carità del fratello, non sentiamoci umiliati. Al giudizio finale udiremo ripetere da Gesù: “Ero... malato... e mi avete visitato”; ero carcerato, ero ignudo, ero affamato...1, dove Gesù ama nascondersi proprio sotto il sofferente e il bisognoso.Sentiamo perciò anche allora la nostra dignità e ringraziamo di gran cuore chi ci aiuta, ma riserviamo il più profondo ringraziamento per Dio che ha creato il cuore umano caritatevole,
Tivoli, 28 settembre 1984 Chiara “rilegge” la vita di Igino Giordani nella prospettiva del Vangelo, in particolare delle Beatitudini.
Rocca di Papa, 5 febbraio 1979 Dopo aver citato molti padri della Chiesa – perlopiù vescovi e teologi – Chiara trae ora l’esempio da cristiani autentici, quali sono anche i santi. Cita Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, i patroni d’Italia, accanto a santi più recenti. Gli episodi della loro vita, spesso tramandati con racconti miracolosi, al di là del senso di ammirazione e irraggiungibilità che potrebbero suscitare, vogliono essere soprattutto uno sprone a mettere in pratica il Vangelo. {rokbox title=|Gesù in chi soffre (II parte) :: Rocca di Papa, 5 febbraio 1979| size=|561 350| thumb=|images/video/lubich_19790205.jpg|}https://vimeo.com/62793061&autoplay=1{/rokbox}