Roma (Città Nuova), 10 dicembre 1965
Nel 1965, mentre si concludeva il Concilio Ecumenico Vaticano II, Chiara ci coinvolge nella speranza di un Natale che segni una rinascita. L’evento dell’incarnazione è anticipo della Pasqua.
Natale: anche quest’anno è un ricordo vivo, un rinnovarsi della nascita di Gesù bambino.
Natale riporta un sapore di eterna rinascita e rimette nell’aria – pur nel più crudo inverno – l’atmosfera e il profumo della primavera, natale delle stagioni. Ma quest’anno, il Natale, lo si avverte in modo particolare.Il Concilio ha rimesso la Chiesa a nuovo, le ha iniettato un novello vigore che la mette come candela sul moggio del mondo, il quale la può vedere e ammirare aggiornata, atta alle esigenze di oggi, incapace di rimanere cristallizzata nelle formule passate, splendida e rossa di un sangue sempre nuovo, di quello eterno e genuino della Scrittura e della santa Tradizione.
E noi, minuscoli membri di questo glorioso mistico Corpo, sentiamo con lei la giovinezza rifiorire nell’anima e ci mettiamo a confronto con il piccolo mondo che ci circonda, per conquistarlo alla verità col fascino che Cristo, in noi rinato, vuol emanare.
Natale ’65: Natale nella Chiesa, della Chiesa… Natale in noi per la Chiesa. Sì, un Natale vero, effettivo, dove le formule suggerite dallo Spirito Santo nella grande assise ecumenica diventano vita e la vita in ciascuno si fonde con la vita di tanti e la Chiesa ammantata di bellezza appare veramente la Sposa di Cristo.
Chiara Lubich
(“Città Nuova”, 10/25 dicembre 1965 (n. 23-24), p. 27)
