È ora disponibile in libreria, per l’ampio pubblico, il quinto volume della collana “Opere di Chiara Lubich”: Diario 1964-1980, a cura di Fabio Ciardi, edito da Città Nuova, in collaborazione con il Centro a lei dedicato.
La nuova pubblicazione, uscita in occasione dell’80° anniversario del primo SI’ di Chiara Lubich avvenuto il 7 dicembre 1943, aggiunge un nuovo tassello nella storia della produzione scritta chiariana, di cui la Collana “Opere” intende farsi portavoce.
Costituito da 672 pagine, il volume riporta con scansione annuale il diario stilato da Chiara Lubich nel periodo che va dal 1964 al 1980, anni descritti come “particolarmente fecondi per il suo Movimento”. Ogni anno è preceduto da una breve contestualizzazione storica in cui il curatore delinea a brevi tratti gli eventi che hanno inciso nel percorso spirituale della Lubich in quell’anno. Il corpus è arricchito da Indice scritturistico, Indice dei nomi di persone e di luoghi citati, Indice tematico. È pure corredato di una essenziale Bibliografia di riferimento e di un Glossario finalizzato a guidare il lettore nella decifrazione di neologismi ed espressioni tipiche della spiritualità dell’unità.
La nuova Opera ha alle origini 16 agende autografe, conservate nell’Archivio Chiara Lubich (in AGMF). Chiara utilizzava agende annuali normali, dove annotava in modo più o meno esteso riflessioni spirituali, programmi della giornata, incontri, corrispondenza ricevuta, pagine significative del Vangelo, dei Papi, di libri di sante e di santi che via via leggeva e con i quali si confrontava per cogliere poi sempre di più la specificità del suo Carisma.
I singoli testi, nelle agende annuali, sono scanditi da giorno e mese di composizione. Un paziente lavoro di Segreteria ha di volta in volta trascritto queste pagine, anche per renderle disponibili – secondo l’opportunità – per i membri del Movimento a Chiara più vicini. Se è vero, infatti, che una intrinseca qualità del diario è la sua dimensione “intima”, è pur vero che per la Lubich anche questa dimensione “intima” si apre verso chi le è prossimo, cioè i fratelli. Lei stessa, in una conversazione tenuta con i focolarini ad Ala di Stura, il 20 agosto 1965, constatando il continuo aumento numerico dei focolarini e focolarine e l’impossibilità per lei di arrivare a tutti, donando personalmente a viva voce la vita che sgorgava via via dal Carisma, rivela il motivo per cui scrive il diario, affermando: «per un dovere… La mia vocazione è farmi santa insieme con voi. […]. Ho trovato il sistema del diario, scrivo gli sforzi che faccio…». Anche questi per metterli in comune; infatti, sottolinea: «una cosa che non va fatta circolare stagna, è una cosa stagnante, e allora si perde». Dunque: vita del Vangelo vissuta, che si fa parola, scrittura: per essere comunicata e donata.
Per questo motivo, proprio in virtù della spiritualità comunitaria che le è tipica, diverse pagine, circolanti dapprima sotto forma di dattiloscritti, sono poi state pubblicate in libri. Basti come esempio Diario 1964/65 (pro manuscripto 1967; nuova ed. 1985) e Saper perdere (1969, 199610), editi da Città Nuova.
Le date: 1964-1980. Documenti d’archivio attestano che, pur essendo presenti pagine di diario già nel 1963, tuttavia è il 1964 l’anno in cui Chiara Lubich incomincia a scrivere il diario in modo evidentemente consapevole. E lo fa da New York, dove arriva il 28 marzo, anche per il desiderio – come sottolinea Ciardi nella sua appassionata Introduzione – “di condividere il proprio vissuto”. Negli anni precedenti si era espressa piuttosto sotto altri generi letterari, quali quello epistolare, per esempio, o pensieri e scritti di meditazione. A partire dal 1980 inizia invece una nuova fase della sua produzione scritta, strettamente legata a Conversazioni telefoniche, dove confluiscono pagine di diario significative, ora già pubblicate nel volume omonimo della Collana (cf. Conversazioni. In collegamento telefonico, a cura di M. Vandeleene, 2019).
In Diario 1964-1980, fin dai primi anni, lo sguardo si dilata sul mondo intero: dai viaggi compiuti negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile, descritti nel diario del 1964 e del 1965, ad altri Stati dell’Africa, dell’Europa e dell’Asia. Particolarmente significative le pagine che riguardano Istanbul, documenti che attestano l’inizio del dialogo con la Chiesa Ortodossa, o altre pagine che riguardano gli Anglicani. Pagine ancora arricchite dalla narrazione della prima Udienza privata ottenuta con il Santo Padre Paolo VI, seguita poi da una seconda Udienza.
“Diario spirituale”: così è stato anche definito da Ciardi, che ne ha curato appunto la pubblicazione, per l’attenzione – egli scrive – “all’azione dello Spirito nella propria vita quotidiana e nella sua Opera”. In realtà, queste pagine di diario consentono di seguire davvero il cammino spirituale di Chiara Lubich. Temi ricorrenti sono quelli che vanno sempre più stagliandosi come punti fermi della spiritualità: Dio come Ideale, Gesù in mezzo, Gesù Abbandonato, l’Eucaristia, Maria, la passione per la Chiesa… E ancora: l’amore al fratello, il valore dell’attimo presente, la figura del cristiano, la vita di focolare, il dialogo con i fratelli ancora chiamati “separati”, il sacerdozio ministeriale e mariano, la santità, la preghiera. Insomma, il Carisma dell’unità spiegato a 360 gradi.
Sono pagine di diario intime e, contemporaneamente, scritte per essere “donate” e condivise con gli altri, perché sgorgate da una spiritualità profondamente comunitaria e atte a introdurre, veramente, anche ogni possibile lettore “in un ricco e fecondo itinerario spirituale”.
Maria Caterina Atzori
Centro Chiara Lubich