«Una città non basta»: è un punto forte del pensiero di Chiara Lubich, che ispira non solo il Concorso Nazionale per le Scuole di ogni ordine e grado, giunto ormai alla sua quinta edizione, ma anche progetti che interpellano Enti e istituzioni politiche a vari livelli, nazionali e internazionali.
Così accade per l’Associazione “Città per la Fraternità”, un’associazione che mette in rete circa 140 Comuni e che, ispirandosi al pensiero di Chiara Lubich, vuole contribuire «alla diffusione del principio di fraternità nella vita politica», specialmente nei Comuni e negli altri Enti Locali, sentiti come il “vero motore” della vita del Paese.
Per questo si fa ogni anno promotrice del “Premio Chiara Lubich per la Fraternità”, appena assegnato per il 2025 alla città di Soliera (Modena), per il progetto “Etico Antispreco e Solidarietà. Il pane e le rose”.
Una cerimonia intensa vissuta nell’Aula Consiliare del Comune di Vedano Olona (Varese), città premiata lo scorso anno, alla presenza del sindaco di Vedano, prof. Sergio Mina, e di sindaci provenienti da diverse parti d’Italia particolarmente interessati a condividere progetti ed esperienze sulla fraternità vissuta “dentro” la città e “fra” le città.
Sotto questa cornice hanno ricevuto una menzione, di onore, speciale o di merito, anche altri 13 Comuni ed Enti italiani, segnalatisi per azioni di fraternità: Civitanova del Sannio (IS); Ravenna; San Severino Marche (MC); Tolentino (MC); CER Roero; Viterbo; Civitanova Marche (MC); Oliveri (MS); Bagno di Romagna (FC); Casoria (NA); Monte Urano (FM); Ottati (SA); Savigliano (CN).
La città: «Noi sappiamo – sottolineava Chiara Lubich – come anche oggi ci sono cittadini per i quali la città è come non esistesse, cittadini per i cui problemi le istituzioni cercano con difficoltà le risposte. C’è anche chi si sente escluso dal tessuto sociale e separato dal corpo politico, a causa della mancanza di lavoro, o di casa, o della possibilità di curarsi adeguatamente. Sono questi, e molti altri, i problemi che quotidianamente i cittadini pongono a chi ha il governo della città. E la risposta che ricevono è determinante perché anch’essi si sentano a pieno titolo cittadini e avvertano l’esigenza e abbiano la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica. E perciò, da questo punto di vista il Comune è la più importante delle istituzioni, perché più vicina alle persone, di cui incontra direttamente tutti i tipi di bisogni. Ed è attraverso il rapporto con il Comune, nelle sue varie articolazioni, che il cittadino sviluppa la gratitudine – o il rancore – verso l’insieme delle istituzioni, anche quelle più lontane, quali lo Stato».
Così Chiara si esprimeva il 9 novembre 2001 a Innsbruck in occasione del Convegno dei sindaci europei sul tema “Mille città per l’Europa”, evidenziando la necessità nel mondo “della fratellanza”, e in particolare “della fratellanza in politica” e riconducendola, nelle sue radici più profonde, al Testamento di Gesù: «Padre, che tutti siano uno» (Gv 17,21).
Un’esigenza forte, non più prorogabile nei tempi che viviamo.
Maria Caterina Atzori