Novembre 1988

MEDIA E ALLEGATI

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Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha ...

Whoever has two coats must share with anyone who has none ...

Roma, (Città Nuova) 25 novembre 1988

Commento alla Parola di Vita:

Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto (Lc 3,11).

Queste parole sono prese dalla predicazione del Battista. L'evangelista Luca riferisce che tra le folle che correvano al Giordano per farsi battezzare, c'erano anche dei pubblicani (esattori delle imposte per conto dell'autorità romana), i quali, a motivo di questa loro professione, erano considerati dei pubblici peccatori; e c'erano dei militari i quali, a motivo della loro provenienza pagana, erano ritenuti dei “lontani da Dio”;

e fa notare la buona volontà da cui costoro erano animati, come dimostra la domanda che essi rivolgono al Battista: che cosa fare per attuare la conversione richiesta per andare incontro la Messia?

Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto.

Questa esortazione, con le sue indicazioni molto concrete, è la risposta che il Battista dà a queste persone di buona volontà. Luca, riferendo questo particolare, vuole aiutarci a capire meglio che la conversione del cuore, richiesta per andare incontro a Gesù, non consiste in belle parole e slanci sentimentali, ma nel fare la volontà di Dio soprattutto nell'amare il nostro prossimo, nel solidarizzare concretamente con lui e condividere con lui, quando manca del necessario, i nostri beni: cibo, vestito, alloggio, assistenza, ecc.
E quanto Gesù insegnerà più tardi. La vita cristiana, infatti, non consiste principalmente in lunghe preghiere e penitenze estenuanti; non domanda di cambiare mestiere o professione - a meno che questa non sia cattiva in se stessa -, bensì di vivere, nell'attività e nello stato di vita a cui apparteniamo, l'amore del prossimo.

Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto.

Un altro importante insegnamento, che l'evangelista vuole darci, è anche che l'amicizia con Dio e la santità non sono riservate ad una categoria privilegiata di persone e non sono legate a particolari condizioni di vita, ma aperte a tutti. Inoltre vuole dirci che l'autentica vita cristiana, imperniata sull'amore del prossimo, è facilmente capita e attira anche i cosiddetti “lontani”.

Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto.

Come vivere allora questa Parola di Vita? Siamo nel mese in cui si celebra la festa del Natale. Il Natale per la Chiesa non è semplice commemorazione di un avvenimento passato, ma è la celebrazione di un mistero sempre presente, sempre attuale: la nascita di Gesù in noi e in mezzo a noi. Come allora prepararci a Natale? Come fare in modo che Gesù nasca o rinasca in noi e fra noi? Con l'amare concretamente. Stiamo attenti che il nostro amore al prossimo non si fermi alle dichiarazioni o al sentimento, ma passi, sempre all'azione, alle opere piccole e grandi.

Chiara Lubich

Pubblicata su Città Nuova, 1988/22, pag. 11

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