Farsi figli dei Santi
Mollens (Svizzera), 19 settembre 1980
Chiara Lubich ha in più circostanze affermato che è proprio della spiritualità dell’unità «imparare dai santi, farci figli di loro, per partecipare dei loro carismi». Qui legge una poesia della grande Teresa d’Avila, che come i santi di ogni epoca è rimasta nei suoi scritti a continuare a fare il bene con parole che profumano di eterno.
(…)
C'è una poesia di Teresa d'Avila scandita dal ritornello: "Dimmi che vuoi da me, dimmi Signore". E' un'espressione di questa "indifferenza" o, meglio, dell'abbandono assoluto al volere divino. Eccone qualche strofa:
"Sono nata per Te, per Te (è) il mio cuore.
Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!
[…]
Vita o morte, trionfo oppur infamia,
infermità o salute,
sia che in pace Tu mi voglia o in orride
pene continue e acute,
tutto accetta e gradisce questo cuore:
Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!
Dammi ricchezza o in povertade astringimi,
inferno dammi o cielo,
vita sepolta fra più dense tenebre
o senza velo:
a tutto mi sommetto, o sommo Amore:
Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!
L'alma, se vuoi, di gioia inalterabile
oppur d'assenzio inonda;
divozione, orazione, ratti ed estasi
o siccità profonda:
nel tuo volere trova pace il cuore:
Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!
[…]
Sono nata per Te, per Te il mio cuore.
Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!"