Mai più la guerra
5 ottobre 1965
Il 24 ottobre l’ONU celebra il suo 68° compleanno, data che ricorda la promulgazione di quella “Carta” che sta alla base dei rapporti internazionali. Proponiamo qui un brano tratto dal diario di Chiara Lubich del 5 ottobre 1965, che riporta la sua profonda adesione all’avvenimento storico della visita di Paolo VI° (la prima di un pontefice) all’ Assemblea delle Nazioni Unite e al suo vibrante appello:«L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità».
È tornato il Santo Padre dall’ ONU.
Il nostro orgoglio santo di figli suoi, di lui, Vicario di Cristo, ha raggiunto il culmine quando ha parlato nell’aula. Mai s’è visto uno spettacolo simile: egli è la stella del cammino dell’umanità, la guida degli uomini che non sanno tanto spesso essere fratelli. Egli, umile come il falegname di Nazareth, è assurto come la più alta figura del mondo, padre e maestro universale, sublimando, con la sua sapienza, che tutte le cose e vicende compenetra, ogni saggezza umana.
Egli, piccolo come i figli di Dio, è stato grande, universale, come la carità divina che dilatava il suo cuore, nel far piovere – a mo’ del Padre Celeste – su giusti ed ingiusti la stessa pioggia di grazie.
Nell’era atomica, in cui tutto il mondo può esser distrutto dalle invenzioni dell’uomo, il Vicario di Cristo lancia l’umanità intera verso una visuale nuova, un avvenire nuovo, un mondo nuovo, lasciando dietro a sé le ideologie con le loro più rosee promesse e rivendicando a Cristo, datore di ogni bene, di ogni luce buona, le più alte aspirazioni del mondo d’oggi.
Papa Giovanni gli è stato in questo senso precursore, disammorbando l’atmosfera con il profumo universale della sua carità.
Papa Paolo, come altro Cristo, in quell’atmosfera lavora, ed è compreso, ammirato da chiunque ancora ha una fibra di buona volontà.
«Gloria a voi!» ha detto Paolo VI a uomini riuniti in consesso e desiderosi di sprigionare le loro migliori risorse, per una causa che non si esaurisce e non si consolida con le sole forze umane.
Gloria a te, Santo Padre, che ci fai vibrare il cuore e rapisci il nostro spirito, un po’ come doveva avvenire ai tempi di Gesù.
(da Diario 1964/65 , Città Nuova Editrice, 1967, p.245)