Dopo il violento bombardamento del 13 maggio, la famiglia Lubich deve sfollare dalla città, ma Chiara rimane a Trento.

Il piccolo appartamento di piazza Cappuccini n. 2, in cui Chiara va ad abitare con alcune delle sue prime compagne, è semplicemente chiamato la “casetta”. Quel piccolo gruppo di ragazze condivide però, in quel bilocale, una vita intensa di comunione, di intima unità con Dio e tra loro, aperta a quei prossimi, a partire dai più poveri, che il Vangelo insegna loro a prediligere. A dare senso a questa convivenza è la presenza di Gesù, che sostiene e illumina e che, conosciuto nella sua massima espressione d’amore crocefisso e Abbandonato, le orienta nelle relazioni tra loro e con quanti incontrano.

“Tutto avremmo rotto tranne l’unità che per mezzo di Gesù abbandonato era tenuta sempre salda”.[1].

Note

  1. [1] 1. C. Lubich, Erano i tempi di guerra…, Città Nuova 2007, pag. 29 Foto di Marco, Graziella… con audio della mostra 
Piazza cappuccini n. 2 la “casetta” è il primo focolare.
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