Dopo il violento bombardamento del 13 maggio, la famiglia Lubich deve sfollare dalla città, ma Chiara rimane a Trento.
Il piccolo appartamento di piazza Cappuccini n. 2, in cui Chiara va ad abitare con alcune delle sue prime compagne, è semplicemente chiamato la “casetta”. Quel piccolo gruppo di ragazze condivide però, in quel bilocale, una vita intensa di comunione, di intima unità con Dio e tra loro, aperta a quei prossimi, a partire dai più poveri, che il Vangelo insegna loro a prediligere. A dare senso a questa convivenza è la presenza di Gesù, che sostiene e illumina e che, conosciuto nella sua massima espressione d’amore crocefisso e Abbandonato, le orienta nelle relazioni tra loro e con quanti incontrano.
“Tutto avremmo rotto tranne l’unità che per mezzo di Gesù abbandonato era tenuta sempre salda”.[1].