“Ho l’impressione che l’amore reciproco è come la moneta in corso di oggi, e che chi non vive l’amore reciproco ha una moneta fuori corso, di altri tempi[1]”.
La scoperta di Dio che è Amore, spinge Chiara e le sue prime compagne a vivere la Parola e così rispondere al Suo amore, ma “amarLo significa far ciò che Egli vuole: il vicendevole amore. AmarLo significa amarsi con amore pratico, effettivo e con amore delicato, affettivo. Queste anime si amarono per amarLo”[2], scriveva Chiara nel 1948 condividendo l’esperienza che verrà chiamata “storia dell’Ideale”. Un amore dunque, che porta in sé la dimensione umana, dell’aspetto relazionale che costituisce la persona umana, e la dimensione soprannaturale che eleva l’umanità nella piena realizzazione del suo essere. Vivere l’amore evangelico e in particolare l’amore reciproco, è un altro cardine da cui non può prescindere chi voglia vivere secondo la spiritualità dell’unità. “Dio ci aveva concentrato su quello – ricorda Chiara Lubich con uno sguardo retrospettivo –. E con ciò (…) Dio ci ha svelato il cuore del cristianesimo”[3].
La radice tipicamente evangelica di questo aspetto della spiritualità di Chiara, trova in ambito ecumenico una naturale accoglienza. Il 30 marzo 1989, rivolgendosi a membri di Antiche Chiese orientali e cattolici riunitosi a Castel Gandolfo per un convegno ecumenico, Chiara Lubich ha tenuto una conversazione sul tema: L’amore reciproco: nucleo fondamentale della spiritualità dell’unità, in cui ha potuto mettere in luce le caratteristiche dell’amore evangelico, che porta ad un modo di rapportarsi fraternamente e che ha come prima caratteristica quella di vedere Gesù in tutti e per questo, senza distinzione di sorta, è pronto a fare il primo passo sull’esempio di Gesù stesso: “Ecco quindi ciò che caratterizza l’amore autentico: vedere Gesù, amare tutti, amare per primi. Ma amare. Ma da dove cominciare? Da chi ci sta più vicino (…) La nostra spiritualità perciò insegna a tradurre in carità, a trasformare in carità, i vari contatti che abbiamo con i prossimi durante la giornata (…) dobbiamo fare ogni cosa per Gesù nei fratelli, non trascurando nessuno, anzi amando tutti per primi”. Ma se si agisce così, se si ama, generalmente si è spesso contraccambiati”[4]. L’amore al prossimo, avvia altresì una dinamica reciprocità anche tra persone di fede e convinzioni diverse, e “quando l’amare per primi è vissuto insieme da due o più persone, si ha l’amore vicendevole, fondamento sicuro della pace e dell’unità del mondo, capace di dare vita alla famiglia umana universale, al cui interno i rapporti fra persone, gruppi, popoli, sono tali da abbattere le divisioni, le barriere di ogni tipo, in ogni epoca”[5].
Riferimenti bibliografici
- La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
- Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova2002
- L’amore reciproco, a cura di Florence Gillet, Città Nuova, Roma 2013