“Gesù in mezzo è come una luce che entra in ciascuno di noi, di quelli che sono riuniti nel suo nome, e illumina tutto l’umano che ha dentro[1]”.
“Gesù fra noi come premessa o principio, come mezzo per santificarci e come fine”[2]. La spiritualità di comunione proposta da Chiara Lubich, culmina e si fonda su questo aspetto. Lei stessa, nel diario del 13 aprile 1967 a questo proposito scrive: “I punti della spiritualità sono ‘Gesù in mezzo’ spiegato”, nel senso di “aperto come a ventaglio”[3]. Collocato a conclusione dei dodici punti che caratterizzano la spiritualità di Chiara Lubich, ne è il presupposto e di sovente, per essi, a questo si rimanda e ci si riferisce.
Storicamente, che l’idea di Gesù in mezzo fosse espressione caratteristica della spiritualità dell’unità, è stato intuito già nel 1939 da Chiara, a Loreto, dove si trovava per partecipare ad un convegno di giovani cattoliche. La piccola casa di Nazareth, dove avevano vissuto Maria, Giuseppe e Gesù, collocata nella più grande basilica costruita tra il 1469 e il 1587 e che come una fortezza la custodisce, l’attirava in modo particolare. “Qualcosa di nuovo e di divino mi avvolgeva – ricorda – Non capivo il perché di quella fortissima impressione. Più tardi, con gli anni, tutto mi è stato chiaro: era la chiamata ad una vita di comunione, realizzata da persone con “Gesù in mezzo” a loro”[4]. Così nel dicembre del 1999 riprende: “Gesù fra noi, se c’è, si fa sentire, se ne può avere l’esperienza. Sta qui il bello e il grande di questa sua particolare presenza a cui noi siamo chiamati”[5].
Quella di Gesù in mezzo è una presenza, una realtà, non un modo di dire: “non è che qui fra noi ci sia una formula o ci sia una virtù o ci sia la bontà o l’intenzione o il divino; qui c’è una persona! Noi con i nostri occhi non la vediamo ma lui ci sente e scruta ogni nostro pensiero, ogni palpito del nostro cuore, ogni adesione della nostra anima. Lui c’è!”[6], spiegava Chiara in una conversazione nel 1975.
In una pagina di diario del 2002, rimane scritto da Chiara: “Ho capito che anche se lasciassi a ciascuno, partendo, il mondo intero non lo pareggerei. Gesù è il Bene supremo e tutti lo potranno ereditare. Perché? Perché Egli non è che il risultato del mettere in pratica la nostra spiritualità. Cardine dopo cardine si arriva ad offrire Gesù al mondo. E forse è per questo che possiamo affermare: ‘io nella Chiesa, mia Madre, sarò Maria’. Maria, adombrata dello spirito Santo, Lo ha offerto fisicamente. Noi, per la luce di un carisma, possiamo offrirLo spiritualmente”[7].
Riferimenti bibliografici
- La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
- Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova 2002
- Gesù in mezzo, a cura di Judith Povilus e Donato Falmi, Città Nuova, Roma 2019