Journeying in Dialogue, Centenario di Chiara a Birmingham

25 Febbraio 2020
 width=

Foto: Paul Gateshill

“Chiara Lubich appartiene a tutta l’umanità. Che questa giornata non marchi solo l’anniversario della sua nascita, ma la ri-nascita della spiritualità di Chiara, la spiritualità dell’unità” – così auspicava il Dr. Mohammad Ali Shomali durante la conferenza Journeying in Dialogue, tenuta all’Elgar Concert Hall dell’università di Birmingham il 18 gennaio scorso.

Il Dr. Shomali, Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi Islamici, ripercorreva la sua storia con i Focolari che l’ha visto passare da curioso, a ‘osservatore rispettoso’, a caro amico e stretto collaboratore. “Parlare di dialogo non basta più quando si arriva all’unità”, diceva raccontando la sua esperienza e le motivazioni per cui, con l’istituto universitario Sofia di Loppiano, è nato il progetto Wings of Unity, che apre nuove frontiere nel rapporto tra cristiani e musulmani.

Ahmed Khweir, partecipante a Wings of Unity e attivo promotore di iniziative per il dialogo interreligioso in Scozia, descriveva anche lui i momenti di unità vissuti con amici cristiani come momenti indescrivibili, facendo eco a Robin Smith, vescovo anglicano: “l’unità è qualcosa che va oltre le parole”. Da studente, all’università, Vescovo Smith partecipava alla cosiddetta “preghiera delle cicatrici”, incontri ecumenici per sanare le ferite delle divisioni fra le Chiese ed è stato sempre impegnato nel lavorare per l’unità; ma incontrare il Focolare è stato, per lui, “passare da una visione intellettuale dell’unità a un’esperienza che abbraccia tutti i sensi”.  Da questa esperienza, diceva Vescovo Smith, possiamo acquistare una visione comune e lavorare per ciò che Dio desidera per tutti i popoli.

 width=

Foto: Paul Gateshill

Birmingham, sede dell’evento, è la seconda città per numero di abitanti del Regno Unito e accoglie una grandissima varietà di popoli e culture. Quasi il 75% della popolazione dice di professare una fede, la più alta percentuale del Regno Unito.  Da anni i leaders delle varie religioni lavorano insieme attraverso varie iniziative, come il Birmigham Faith Leaders Group. Uno dei partecipanti, il leader della comunità Sikh Nishkam, Bhai Sahib Ji, intervistato sul palco dell’Elgar Hall, spiegava perché abbia una foto di Chiara nel suo ufficio: “Per me Chiara era una santa, un’anima benedetta.  Una persona così accogliente e affettuosa, con cui si poteva parlare liberamente”.  Bhai Sahib Ji aveva deciso di lasciare il lavoro, dopo 20 anni di carriera come ingegnere, per servire la sua comunità.  “Nishkam significa altruista, che non pensa a sé” – spiegava – “questo vorremmo insegnare nelle nostre scuole: a fare la propria parte per essere uomini e donne migliori, ad avere umiltà, contentezza, e amore abbondante”.

L’arcivescovo cattolico di Birmingham, Bernard Longley, presente anche lui all’evento, ricordava che tutte le religioni promuovono amore, generosità, rispetto, umiltà.  Anche lui aveva conosciuto Chiara durante la sua ultima visita in Gran Bretagna nel 2004.  Di lei lo aveva colpito il “misto di gentilezza e passione”.  Incontrarla, per l’arcivescovo Longley, era stato riconoscere in lei la presenza di un carisma in azione.  L’arcivescovo ha poi citato papa Francesco nel ricordare che “la pace non è mancanza di conflitti ma il raggiungere l’amicizia fra tutti”.  La pace “esige impegno e lavoro serio… finché ciascuno possa trovare le soluzioni per i problemi della propria terra, della propria famiglia”.

Così sottolineava anche il professor Gerard Pillay, rettore e vice-chancellor dell’università ecumenica Liverpool Hope.  Nel 2008 il professor Pillay, con una delegazione di Liverpool Hope, era andato a visitare Chiara nella sua casa, non potendo lei più viaggiare, per conferirle il dottorato honoris causa in ‘Divinity’.

Com’è stato incontrare Chiara per lui?  Era essere invasi da “un senso di gioia travolgente, un avvertire esistenziale di essere alla presenza di Dio”.  “Abbiamo bisogno di questi profeti – diceva Pillay – che ‘parlano verità’’.  Il professor Pillay spiegava che le Scritture potevano prendere luce per Chiara in un modo particolare proprio perché lette da una prospettiva di povertà.  La famiglia di Chiara infatti aveva conosciuto l’indigenza dovuta in particolare al fatto che il papà di Chiara si era opposto publicamente al fascismo e aveva perso il lavoro.

 width=

Foto: Paul Gateshill

Riferendosi poi a un discorso fatto da Chiara a Londra in quell’ultima sua visita nel 2004, il professor Pillay ne sottolineva l’attualità: “Chiara ci domanda ancora oggi quello che ci chiedeva allora: come possiamo andare oltre la tolleranza e il rispetto e trasformare la società da multi-religiosa a inter-religiosa, una società nella quale ci guardiamo con gli occhi del Padre e possiamo imparare gli uni dagli altri?”  La risposta è nel messaggio di Chiara, la spiritualità di comunione, “del dono d’amore, del donarsi senza secondi fini e di impegnarsi non solo con la mente ma con il cuore… Dobbiamo imparare ad amare come lei ha amato”.

Un altro leader religioso, questa volta una donna, Jaishri Talwalkar, chiamata affettuosamente ‘Didi’ (‘sorella maggiore’), leader del movemento Hindu Swadhyaya, aveva mandato anche lei un messaggio per l’occasione in cui definiva “l’amore personificato”. Didi, come il Dr. Shomali, incoraggiava i presenti: “la maniera migliore di festeggiare questo centenario è quella di continuare a lavorare perché l’ideale di Chiara sia vissuto sempre più”.

 width=

Foto: Paul Gateshill

Le testimonianze di famiglie e giovani sul palco davano poi prova di come ogni azione di fraternità, anche le più piccole, possono davvero “trasformare” il mondo intorno – come diceva Didi – e come progetti quali l’United Word Project, i ‘cantieri Hombre mundo’ e la Mariapoli Europea, traducano il linguaggio della fraternità in un linguaggio moderno e in iniziative concrete.

“Questo è il tempo di una santità collettiva” – continuava il Dr. Shomali.  E sembrava che il coro messo insieme per l’occasione, fatto da persone di età, culture e provenienze diverse, fosse probabilmente la più bella espressione di quella collettività unita dall’amore reciproco. “Davvero un coro di genti le più diverse che hanno composto una grande armonia, penso somigliasse un po’ a quella in Paradiso!” – diceva una delle persone presenti, rissumento una giornata che in tante delle impressioni è stata definita un momento di “svolta”. Chiara? “Si, davvero oggi ognuno l’ha incontrata”.

Claudia Melis