I bombardamenti del secondo conflitto mondiale sono particolarmente violenti su Trento. I rifugi antiaerei divengono luoghi privilegiati di incontro per la prima comunità che va formandosi attorno a Chiara. Gli impoveriti, gli orfani, le vedove, i bisognosi, divengono i più prossimi a quel gruppo di ragazze che vogliono risolvere il problema sociale della città.

“Lo apriamo e quelle parole, pur già conosciute, per effetto del nuovo carisma, s’illuminano come se sotto s’accendesse una luce, ci infiammano il cuore e siamo spinte a metterle subito in pratica. Leggo per tutte: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 19,19). Il prossimo. Dov’era il prossimo? Era lì, vicino a noi, in tutte quelle persone colpite dalla guerra, ferite, senza vestito, senza casa, affamate e assetate. E immediatamente ci dedichiamo a loro. Leggiamo ancora: “Date e vi sarà dato” (Lc 6,38). Diamo, diamo ed ecco ogni volta il ritorno. Vi è una sola mela in casa quel giorno. La diamo al povero che chiede. E vediamo in mattinata arrivarne, magari da un parente, una dozzina. Diamo pure quelle ad altri, e in serata ne arriva una valigia. E’ così, sempre così. “Chiedete e otterrete” (cf Mt 21,22). Si chiede nella preghiera e si ottiene.

[…] Queste costatazioni mettono le ali al nostro cammino da poco intrapreso. Comunichiamo agli altri ciò che accade, per cui essi, incontrandoci, non avvertono tanto di imbattersi in poche ragazze, quanto in Gesù vivo. Il rifugio che ci accoglie non è però sicuro. Siamo sempre di fronte alla morte. Mi assale allora un’altra domanda: ci sarà una Parola nel Vangelo che piace particolarmente a Dio? Se morissimo, vorremmo aver vissuto proprio quella, almeno negli ultimi istanti. E il Vangelo la rivela: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12-13). Ci guardiamo in faccia e ci dichiariamo: “Io sono pronta a dare la vita per te”, “Io per te”, “Io per te…”. Tutte per ciascuna. E’ un patto solenne. Sarà la base su cui poggerà tutto il Movimento. Ma, se non ci è chiesto intanto di morire, viviamo questo patto condividendo fra noi ogni cosa: i pochi beni materiali, quelli spirituali, i dolori, le gioie, le prove”.

[…] Dopo pochi mesi, circa 500 persone di Trento, ma anche di Povo, di Martignano e di altri dintorni, di tutte le età, uomini e donne, di ogni vocazione, delle più varie estrazioni sociali, condividono il nostro Ideale e formano lì, in mezzo al mondo, una comunità simile a quella dei primi cristiani.
Intanto le parole del Vangelo ritmano il cammino di tutti noi e appaiono uniche, affascinanti, scultoree, da potersi tradurre in vita; sono universali, luce per ogni uomo che viene in questo mondo. Cosicché le persone del Movimento ci si immergono, se ne nutrono, si rievangelizzano e, per esse, s’accende attorno e divampa la rivoluzione cristiana. (nota: Chiara Lubich, Trento 10 giugno 2001).

Note

  1. [1] Chiara Lubich, Trento 10 giugno 2001
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