Il 20 aprile 1998, a Buenos Aires (Argentina), Chiara incontra alcuni membri della comunità ebraica con i quali sigilla un patto di fraternità. “È con grande gioia che mi trovo oggi qui con tutti loro, che fanno parte di una delle più grandi comunità ebraiche del mondo. […] E che cosa il cuore mi dice, allora, in questo momento tanto propizio? Anzitutto il desiderio di conoscerli almeno un po’. E poi di intavolare una relazione con loro, proprio come tra fratelli e sorelle. Una relazione non certo solamente astratta, fatta di complimenti e parole. Ma concreta, nutrita possibilmente di doni reciproci. Perché così fanno i fratelli che si scoprono tali dopo lungo tempo, e si amano[1].