1939 a Loreto 

Dal 3 all’8 ottobre del 1939 Silvia partecipa ad un incontro per giovani dirigenti dell’Azione Cattolica a Loreto. Spesso, in quei giorni, si reca presso il santuario che ospita la casa che secondo la tradizione fu della Famiglia di Nazareth. Chiara ricorda: “mi inginocchio accanto al muro annerito dalle lampade. Qualcosa di nuovo e di divino mi avvolge, quasi mi schiaccia. Contemplo col pensiero la vita verginale dei tre. Dunque Maria avrà abitato qui (penso), Giuseppe avrà attraversato la stanza da lì a lì. Gesù Bambino in mezzo a loro avrà conosciuto per anni questo luogo. I muri avranno riecheggiato la sua vocetta di infante…”[1]. È di quel tempo la prima intuizione d’esser chiamata in una strada, nuova e particolare, che ha a che fare con quella singolare Famiglia: “quella convivenza di vergini con Gesù fra loro ha su di me un’attrattiva irresistibile. Capisco che è una cosa nuova. Ma, non so altro. Così nel 2001, Chiara racconta ai suoi concittadini a Trento.

2023-03-11T12:18:37+01:001 Gennaio 2022|

1939-43 la maestra Slivia 

Diplomata maestra elementare, dai diciannove ai ventitre anni si dedica anche all’insegnamento. Gli allievi e le allieve l’hanno sempre ricordata come la maestra Silvia. Benito Cont così la ricorda: “Non ci dimenticheremo mai quelle lezioni […] Una sera d’ottobre ci portò all’aperto – lei aveva un giaccone di lana – per studiare e contemplare insieme l’eclissi di luna. La ricordo anche mentre guidava il Rosario nella chiesa dell’Opera Serafica davanti a 90 bambini. Le si spezzò la voce al suono della sirena che segnalava i bombardamenti su Trento”. Una collega, Pierita Folgheraiter, ricorda: “Sin dall’inizio mi fu vicina con tanti preziosi suggerimenti, sempre pronta, qualunque cosa le chiedessi, senza mai farmelo pesare: anzi! La vedevo gran lavoratrice, precisa e attenta, sempre serena, ottimista. […] Se non ero capace di fare qualcosa, chiedevo a lei e lei mi veniva incontro su tutto”.

2022-06-04T12:20:20+02:001 Gennaio 2022|

Dio è Amore 

Sullo sfondo del crollo di ogni cosa, nel clima di odio e violenza della guerra, nel 1943 Chiara fa la “folgorante scoperta” dell’Unico che resta: Dio che sperimenta come Amore. “Un fatto. Facevo scuola. Un sacerdote di passaggio […] chiede di dirmi una parola. Mi domanda di offrire un’ora della mia giornata per le sue intenzioni. Rispondo: perché non tutta la giornata? Colpito da questa generosità giovanile […] mi dice: «si ricordi che Dio la ama immensamente». È la folgore. «Dio mi ama immensamente». «Dio mi ama immensamente». Lo dico, lo ripeto alle mie compagne: Dio ti ama immensamente. Dio ci ama immensamente. Da quel momento scorgo Dio presente dappertutto col suo amore: nelle mie giornate, nelle mie notti, nei miei slanci, nei miei propositi, nelle situazioni tristi, scabrose, difficili. C’è sempre, c’è in ogni luogo e mi spiega. Che cosa mi spiega? Che tutto è amore: ciò che sono e ciò che mi succede: ciò che siamo e ciò che ci riguarda […]. E mi sostiene e mi apre gli

2023-03-11T14:23:53+01:001 Gennaio 2022|

1943 “A chi mi ama mi manifesterò” (Cfr. Gv 14,21) 

L’inverno rigido del 1943 congela le strade di Trento. La madre chiede prima alle figlie più piccole di andare a prendere il latte a un paio di chilometri da casa, in località Madonna Bianca, ma Silvia decide di offrirsi al posto loro. Per strada avverte in sé, coi sensi del cuore, Qualcuno che la chiama: “Datti tutta a me” e risponde prontamente. Prende in mano carta e matita e con una lettera chiede al suo confessore, il permesso di compiere un atto di totale donazione a Dio. L’ottiene dopo un colloquio approfondito.

2022-06-04T12:20:21+02:001 Gennaio 2022|

1943 il giorno del “Sì” 

Il 7 dicembre 1943, la mattina presto, sfidando una bufera che imperversa e le rende difficile il cammino, Chiara si reca al Convento dei Cappuccini e lì compie l’atto di ‘consacrazione’. È il giorno in cui “il fuoco si è acceso, il giorno in cui Silvia si dona tutta a Dio. Il grande incendio dei Focolari cominciò nel cuore di una ragazza[1]. Quel giorno, nella cappella del convento dei Cappuccini, Chiara non aveva nessuna intenzione di fondare qualcosa. Sposava Dio.

2022-06-04T12:36:53+02:001 Gennaio 2022|

1944 Gesù Crocefisso Abbandonato 

Nel correre giorno e notte per visitare gli anziani abbandonati e curare i poveri, una delle compagne di Chiara, Dori Zamboni, contrae una infezione al volto. Il 24 gennaio 1944, padre Casimiro Bonetti che va a trovarla, vedendo la ferita, di getto si rivolge a Chiara lì presente con una domanda: “Sapete qual è stato il più grande dolore di Gesù?”. Secondo la mentalità comune dei cristiani di allora, Chiara risponde: “Quello patito nell’orto degli ulivi”. Ma il sacerdote replica: “No, Gesù ha sofferto di più quando in croce ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Impressionata da quelle parole, appena rimaste sole, Chiara dice: “Abbiamo una vita sola, spendiamola meglio che possiamo! Se il più grande dolore di Gesù è stato l’abbandono da parte del Padre suo, noi seguiremo Gesù Abbandonato”.

2023-03-11T14:29:20+01:001 Gennaio 2022|
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