“Abbiamo capito che, per amare Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze, dovevamo fare la sua volontà con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze. Era dunque chiaro che amare Dio non consisteva in un sentimento, ma nell’adempiere il suo volere[1]

Spinte a voler trovare un modo per ricambiare l’immenso amore di Dio scoperto e sperimentato, Chiara Lubich e le sue compagne cercano nel Vangelo un modo per rispondere con concretezza. Agli albori della loro esperienza, durante gli attacchi aerei, nei rifugi, portano in tasca il “piccolo libro”, certe di trovare il modo con cui amare Dio. Le Parole lette, vengono capite e messe in pratica. Sperimentare che il Vangelo è vero, e che quanto Gesù aveva promesso ancora mantiene, accende i cuori del gruppo di ragazze che condividono questa vita, e quanti partecipano di questa esperienza, comprendono che Gesù è vivo, e vogliono seguirLo. Graziella De Luca, ricorda il suo primo incontro con Chiara Lubich avvenuto nella sala intitolata al Cardinal Massaia in via S. Marco a Trento: “alcune ragazze mi vengono incontro: Chiara, Natalia, Dori. Sembra che mi conoscano da sempre (…) Chiara parla dell’amore di San Francesco e di Santa Caterina per i poveri. (…) con gli occhi dell’anima, ho l’impressione di vedere una grandissima luce e capisco che è Dio, Dio amore infinito. (…) Ho trovato. Ma capisco che devo rispondere al suo amore con un sì che ingloba tutta la mia vita, essere amore che risponde all’Amore”[2]. Secondo cardine della spiritualità che irradia dall’esperienza di Chiara, è fare la volontà di Dio, vivendo, parola per parola, quanto scritto nel vangelo. Eventi, detti, parole, oggi come allora, rivolte a tutti e che, se vissute, trasformano la vita dei singoli e dei gruppi che orientati dagli stessi intenti e valori, si ritrovano più uniti tra loro. Così l’impegno personale non si risolve in un cammino individuale, ma si apre ad una prospettiva comunitaria per cui “come i raggi sono di sole, sono uno col sole, così ognuno di noi si sentiva (per l’unica Volontà che ci legava fra noi, a Gesù, e al Padre) uno col fratello, con Gesù e col Padre. Così nella nostra vita tutto mutava. Prima tante differenze ci dividevano dai fratelli, – ricorda Chiara già nell’esperienza dei primi tempi a Trento – ora l’unica volontà, fatta da tutti, ci affratellava con tutti”[3]. Quando fare la volontà di Dio? Il momento presente. Il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer dice: «C’è sempre e soltanto il momento decisivo, e cioè ogni momento che può diventare eticamente importante. Ma ieri non può diventare decisivo per il mio agire morale di oggi. Si deve piuttosto cercare sempre di nuovo il rapporto diretto con la volontà di Dio e non pensare: rifaccio oggi di nuovo una cosa perché ieri mi è sembrata buona, bensì: la rifaccio perché anche oggi la volontà di Dio mi mette su questa strada.[4] »

Note

  1. [1]

    1.Chiara Lubich, Il sì dell’uomo a Dio, Città Nuova 1995

  2. [2]

    2.F. Zambonini, L’avventura dell’unità, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pag. 174

  3. [3]

    3.Chiara Lubich, in La volontà di Dio, a cura di Florence Gillet, Città Nuova, Roma 2011, pag. 78

  4. [4]

    4.D. BONHOEFFER, Scritti Scelti (1918-1933), Brescia 2008, II, pp. 257

Riferimenti bibliografici

  • La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
  • Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova2002
  • La volontà di Dio, a cura di Florence Gillet, Città Nuova, Roma 2011