“In mezzo alle stragi della guerra, frutto dell’odio, siamo state abbagliate, come fosse la prima volta, dalla verità su Dio: ‘Dio è Amore[1]

In una lettera del 1944, ad una ragazza che condivide i suoi ideali, Chiara scrive: “Sorellina mia nell’immenso amore di Dio! Ascolta, ti prego, la voce di questo piccolo cuore! Tu sei stata con me abbagliata dalla luminosità infuocata, di un Ideale che tutto supera e tutto riassume: dall’Infinito Amore di Dio! […] È l’Amore che ci fa sorelle! È l’Amore che ci ha chiamate all’Amore! È l’Amore che ha parlato profondo nei nostri cuori e ci ha detto così: «Guardati attorno: tutto al mondo trapassa; ogni giornata ha la sua sera, ed è subito qui ogni sera; ogni vita ha il suo tramonto, ed è qui subito anche il tramonto della tua vita! Eppure non disperare: sì, sì, tutto trapassa, perché nulla di quello che vedi e che ami t’è destinato in eterno! Tutto trapassa e lascia solo rimpianto e nuova speranza!».

Eppure non disperare: la tua Speranza costante, che oltrepassa i limiti della vita, ti dice: «Sì, c’è quel che tu cerchi: c’è nel tuo cuore un anelito infinito ed immortale; una Speranza che non muore; una fede che rompe le tenebre della morte ed è luce a coloro che credono: non per nulla tu speri, tu credi! Non per nulla!».

Tu speri, tu credi – per Amare.

Ecco il tuo futuro, il tuo presente, il tuo passato: tutto è riassunto in questa parola: l’Amore!” [2]

Sentirsi e sapersi amati personalmente da Dio, diventa il primo sprone ad amare gli altri: come si potrebbe infatti, poter amare gli altri se non ci si sapesse profondamente amati? Da questo presupposto si può cogliere l’incidenza di questo aspetto della spiritualità, anche in ambito ecumenico, interreligioso e con chi è sostenuto da valori universali e non specificatamente religiosi. Quanti, accomunati nella sequela di Cristo, fondano la loro vita sulla viva certezza che Dio li ama. Essi possono, nell’oggi del mondo, “con piena convinzione e nella verità, ripetere […] le parole dell’evangelista Giovanni: ‘…noi crediamo all’amore’”[3]. Non è difficile inoltre rintracciare consonanza tra questo caposaldo della spiritualità di Chiara Lubich ed altre esperienze religiose, come nel caso dell’Islam. Rivolgendosi ai presenti nella Moschea di Harlem nel 1997, Chiara affermava: “ciò che subito ci ha fatto sentire particolarmente vicini ai fratelli musulmani è il condividere con loro una profonda fede nell’ Amore di Dio. Come dice bene il Corano, Egli è più vicino a noi della vena giugulare”[4]. Anche la comprensione induista che riconosce Dio per natura come amore, ed in esso la sua suprema realtà, manifesta per esempio nelle parole del filosofo Tayumanavar: “Dio è il primo ad amarci, poiché fu lui a dare a noi l’amore e in noi lo accresce quando lo cerchiamo”[5].

Note

  1. [1]

    1.Gv 4, 8

  2. [2]

    2.Chiara Lubich, Lettere dei primi tempi, Città Nuova, 2010, p.48

  3. [3]

    3.C. Lubich, Una spiritualità per la riconciliazione, in La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleen con i saggi di Piero Coda e Jesùs Castellano, Mondadori, Milano 2001 pagg. 370

  4. [4]

    4.Chiara Lubich, in Nuova Umanità, XIX (1997/6) 114, 703-711

  5. [5]

    5.Tayumanavar, cit. in A. Lehman, Die Hymmen des Tayumanavar, Gütersloch, 1993, pagg. 37, 155, 204

Riferimenti bibliografici

  • La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
  • Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova 2002
  • Dio è amore, a cura di Florence Gillet, Città Nuova, Roma 2011