“Dal cuore squarciato di Gesù abbandonato è sgorgata quella spiritualità particolare-universale (come il suo dolore è uno dei tanti della passione, ma tutti li riassume) che genera l’unità[1]”.

“Un giorno ci domandammo quale sarà stato il dolore più grande di Gesù in croce e ci parve che il grido lanciato dopo tre ore di agonia «Dio mio, Dio mio perché anche Tu mi hai abbandonato?» [cf. Mt 27, 46; Mc 15, 34], fosse il canto del cigno dell’Uomo-Dio che muore versando tutto di Sé ai fratelli”[2]. In quel dolore, quell’Uomo rappresenta e incarna l’angoscia dell’umanità, la solitudine, l’aridità, la delusione, il fallimento, la debolezza, la separazione, la sconfitta, il peccato. È dunque immagine anche delle fratture tra i prossimi, tra ideologie contrastanti. Ma “amando Gesù abbandonato troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale e collettivo rimedio”[3]. Nell’abbraccio al dolore vissuto, “Egli risulta: al muto la parola, a chi non sa, la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, all’affamato la sazietà, all’illuso la realtà, al fallito la vittoria, al pauroso l’ardimento, al triste la gioia, all’incerto la sicurezza, allo strano la normalità, al solo l’incontro, al separato l’unità, all’inutile ciò che è unicamente utile. Lo scartato si sente eletto. Gesù abbandonato è per l’inquieto la pace, per lo sfollato la casa, per il radiato il ritrovo. Con Lui le persone rinascono e il non senso del dolore acquista senso”[4].

Così nel quotidiano, “curiamo dunque quest’amore per gli altri pieno di sfumature dolorose: sono l’aspetto concreto del nostro essere pronti a morire l’uno per l’altro; sono i piccoli o grandi ostacoli da superare con l’amore a Gesù Abbandonato perché l’unità sia sempre piena”[5].

L’incidenza nella vita alla luce di questo aspetto della spiritualità di Chiara Lubich ha ancora non solo un riflesso sulla vita del singolo, ma anche tra gruppi di persone, divenendo così la chiave attuativa di quell’unità da comporre e ricomporre tra cristiani di Chiese diverse “e proprio nella divisione fra i cristiani è più che mai evidente il Volto di Gesù abbandonato”[6], tra fedeli di religioni diverse e con persone che, non riconoscendosi in una particolare fede religiosa, vivono secondo nobili valori.

Note

  1. [1]

    1. Chiara Lubich, Il Grido, Città Nuova 2001, pag. 111

  2. [2]

    2. Chiara Lubich, in Gesù Abbandonato, a cura di Hubertus Blaumeiser, Città Nuova, Roma 2016, pag. 20

  3. [3]

    3. Chiara Lubich, in Gesù Abbandonato, a cura di Hubertus Blaumeiser, Città Nuova, Roma 2016, pag. 151

  4. [4]

    4. Chiara Lubich, L’unità e Gesù crocifisso e abbandonato, fondamenti per una spiritualità di comunione, in Il dialogo è vita, a cura di Gabriella Fallacara, Città Nuova, Roma 2016, pagg. 61-62

  5. [5]

    5. Chiara Lubich, in Gesù Abbandonato, a cura di Hubertus Blaumeiser, Città Nuova, Roma 2016, pag. 146

  6. []

    6. Chiara Lubich, Il Grido, Città Nuova 2001, pag. 98

Riferimenti bibliografici

  • La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
  • Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova 2002
  • Il Grido, Chiara Lubich, Città Nuova 2001
  • Gesù Abbandonato, a cura di Hubertus Blaumeiser, Città Nuova, Roma 2016