Opera di Maria, quella fondata per mezzo di Chiara Lubich, è una realtà dal timbro tipicamente laico. Vi sono alcuni focolarini, che per una particolare vocazione, si mettono a servizio come sacerdoti.

Per un aspetto diverso, come accaduto con Igino Giordani, accanto a Chiara, depositaria originale del carisma, si trova anche Pasquale Foresi. Anch’egli ha una funzione particolare, rispetto alla configurazione storica dell’Opera, rimanendo forse la persona che più di tutte Dio ha messo al suo fianco per aiutarla a costruire e dirigere l’Opera da lei fondata[1].

Opera di Maria, quella fondata per mezzo di Chiara Lubich, è una realtà dal timbro tipicamente laico.

Nella semplicità del convenire come in una famiglia, già nei primi anni di vita del Movimento, entrano a far parte della comunità, persone di vocazioni diverse e tra questi anche dei sacerdoti. Tra i focolarini, tuttavia, nessuno manifesta questa particolare vocazione, fino all’arrivo di Pasquale Foresi.

Per un aspetto diverso, come accaduto con Igino Giordani, accanto a Chiara, depositaria originale del carisma, si trova anche Pasquale Foresi. Anch’egli ha una funzione particolare, rispetto alla configurazione storica dell’Opera, rimanendo forse la persona che più di tutte Dio ha messo al suo fianco per aiutarla a costruire e dirigere l’Opera da lei fondata

A fine dicembre del 1949, a Trento Foresi incontra per la prima volta Chiara Lubich. Igino Giordani descrive così quell’ incontro: “ci fu un raduno cui parteciparono Giulio Marchesi, Antonio Petrilli, Enzo Fondi, Marino Fornari da Roma e Pasquale Foresi da Pistoia con altri: in tutto 42 persone. Foresi per tre giorni non parlò. Lui era il primo a correre a lato o ai piedi di Chiara e ad ascoltarla con avidità, come assetato. Alla fine, scoppiò a piangere e corse a Roma per chiedere al padre il permesso di entrare in focolare. Due cose sono notevoli in quell’incontro: la rapidità con cui Foresi comprese Chiara; l’illuminazione con cui Chiara intravide la missione di quel ragazzo negli anni successivi”[2]. Pasquale Foresi si unisce ai focolarini a Roma, rimanendo particolarmente vicino a Chiara.

Il 1950, come nell’anno precedente, le focolarine e i focolarini con Chiara, trascorrono un periodo di riposo estivo nella Valle di Primiero. Rispetto al ’49 il gruppo è più corposo, ma la realtà è la stessa. Tra passeggiate, momenti distensivi e i quotidiani lavori domestici, le giornate continuano ad essere caratterizzate dalla comunione con Gesù nell’Eucaristia, nella Parola, nei prossimi e con Lui presente tra loro, uniti nel Suo nome (cfr Mt 18,20). In questa atmosfera, di straordinaria normalità, Chiara avverte il bisogno di dare sostegno, con degli studi teologici, a quanto Dio le sta facendo capire sull’Opera nascente e sulla spiritualità nuova che si caratterizza per il suo aspetto comunitario.

Passeggiando, tra un paese e l’altro in cui avevano trovato alloggio, Chiara propone a Pasquale Foresi di riprendere gli studi. Sarebbe stato lui a portare quel particolare sostegno teologico di cui Chiara sentiva l’esigenza. In lui avrebbe soddisfatto il desiderio che sente, di studiare teologia, ma il fatto custodisce qualcosa di più profondo e ampio. In pochi anni, Chiara ha visto formarsi un Movimento che si configura con tratti tipici, si organizza in modo originale, e che inizia a destare l’interesse della Chiesa.

Nel 1969, ricordando l’estate del 1950, Chiara racconta ai focolarini e alle focolarine in formazione a Loppiano, che sentiva “tutte le vocazioni”, aggiungendo particolari che solo a distanza di anni ha potuto esplicitare, dopo aver visto compiute delle realtà che nel 1950 la mente non avrebbe potuto prefigurare: io sentivo tutte le vostre vocazioni: la vocazione ad essere volontario[3], la vocazione ad essere popo, la vocazione ad essere sacerdote, ma non potevo io viverle tutte. E allora io ho detto: “Devo studiare teologia in te”. E lì è nata la prima idea della teologia.

Se l’incontro tra Chiara Lubich e Igino Giordani segna luminose intuizioni, mistiche comprensioni e al contempo un’apertura verso l’umanità, dopo l’incontro con Pasquale Foresi, quelle illuminazioni e quell’apertura, trovano adeguate modalità di realizzazione e idonei strumenti di mediazione. Il contributo di Pasquale Foresi all’Opera di Chiara Lubich può essere sintetizzato con la parola incarnazione[4].

In focolare c’erano solo dei laici. Ad un certo momento – ricorda Pasquale Foresi ancora dell’estate del 1950 – io risentii la vocazione al sacerdozio, ed era così un tale sentimento, così forte, così forte, che ero disturbato e temevo che se lo avessi detto, mi avrebbero mandato di nuovo in seminario e mi avrebbero portato via dal focolare – cosa che per me sarebbe stata una mezza tragedia. E dissi a Chiara: “Io vorrei dirti delle cose ma non te le dico, aspetto che me le dica tu”. E Chiara mi rispose: “Anche io ho da dirti delle cose e aspetto che tu me le dica”. Dopo un po’ di giorni di questi due discorsetti, Chiara dice: “Guarda, devi dirmi quello che pensi”. Allora io titubante dissi: “Chiara io sento la vocazione al sacerdozio”. […] E Chiara mi disse: “Anch’io ho capito che tu devi diventare sacerdote”. Ed è così che è nato il primo sacerdote focolarino[5].

Vi sono focolarini (che hanno l’attitudine e che si rendono disponibili), ordinati nel ministero sacerdotale a servizio dell’Opera di Maria e delle sue finalità[6]. Il loro sacerdozio è veramente mariano perché è puro servizio. Non sono chiamati né assistenti né direttori spirituali neanche cappellani perché ti dicono la Messa. Non sono chiamati niente di tutto questo. Sono focolarini come gli altri. Celebrano la liturgia, dirigono le anime perché fanno i colloqui più importanti, ci assistono perché, dal lato teologico, dal lato della morale, loro servono. In loro veramente è scomparso ogni potere. Hanno, sì, i poteri che Dio dà al sacerdote, ma non hanno il potere, non hanno nessun seggiolone dietro le spalle. Sono a terra, come tutti noi. E questo è il focolarino[7].

Vedi foto in galleria ( La foto è stata scattata da Thomas Klann nel giorno dell’ordinazione sacerdotale di Marco Tecilla e di Alfredo Zirondoli, il 22 novembre 1964. Chiara Lubich, all’esterno dell’attuale Centro Internazionale a Rocca di Papa sta camminando con un gruppo di focolarini: alla sua destra Marco Tecilla, dietro Vitaliano Bulletti, Alfredo Zirondoli tra Chiara e Pasquale Foresi, primo focolarino sacerdote.)

Note

  1. [1]

    […] Noi siamo un’Opera nata come nasce un bambino. Non è che il bambino nasce prima con la fotografia del bambino e poi la mamma lo fa, no, non è così; il bambino nasce da una cellula e poi piano piano si sviluppa, ha una certa forma dopo due mesi, un’altra forma dopo tre mesi, un’altra forma…, ecc. così. Così è stato dell’Opera.

    Eravamo nel ‘50 quando l’Opera di Maria era soltanto così: c’ero io, naturalmente, ed ero al centro di tutto, perno di tutto, e però era nato anche il Ramo femminile che sempre avevo io come responsabile, ed era nato il Ramo maschile dietro a don Foresi; i ragazzi si erano posti… li avevamo visti nei piani di Dio dietro don Foresi; mentre prima c’erano focolaretti maschili e femminili che tutti dipendevano da me. Lì col caleidoscopio soprannaturale è stata data una girata e l’Opera si presentava così: Chiara come responsabile di tutto e anche del Ramo femminile in modo speciale – di volontari non si parlava nel ’50 -; poi don Foresi e i ragazzi, i giovani, che allora erano giovani no? e poi c’era Foco e dietro a Foco c’era tutta l’umanità, cioè tutto quell’alone di anime che stavano attorno al Movimento dei Focolari. E in questo alone c’erano sia persone laiche, sia persone religiose. Ma noi allora non immaginavamo, ma neanche da lontano, forse Foco un pochino immaginava, perché mi diceva sempre: “Vedrai, Chiara, quante cose fonderai.”

    Siccome io non ho mai fatto niente, io, ma l’ha sempre fatto il Signore, io dicevo: “Ma mi sembra che l’Opera è finita – io ho sempre l’impressione che l’Opera è finita – adesso è finita, abbiamo queste anime che guardiamo…”. Invece non è stato vero, ha indovinato lui!  (Chiara Lubich, 31 gennaio 1975).

  2. [2]

    Cit. NU 224, 2015

  3. [3]

    Quando è successo il fatto, l’Opera nascente era formata da focolarine, focolarini e dal gruppo di persone che si era coagulato attorno a loro e formava il “movimento dell’unità”. Quella del “Volontario di Dio” è un tipo di vocazione che nasce nel 1956. Sotto l’incalzare dei tragici fatti d’Ungheria, papa Pio XII pronuncia l’accorato appello: “Dio, Dio, Dio…”, per far risuonare “il nome di Dio nelle piazze, nelle case, nelle officine…”.

    Chiara accoglie quel grido e sembra fargli eco quando afferma: “Occorrono autentici discepoli di Gesù nel mondo. Discepoli che, volontariamente, lo seguono. Un esercito di volontari, perché l’amore è libero (…). Una società che testimoni un solo nome: Dio”.

  4. [4]

    La vocazione di pasquale Foresi è quella di una persona, di un focolarino, particolare. Condividerà con Chiara la responsabilità del Movimento, anche in momenti molti difficili.

  5. [5]

    Pasquale Foresi, video testimonianza al Congresso dei sacerdoti e gen seminaristi del 2004

  6. [6]

    Cfr. Regolamento della sezione dei focolarini Art. 94-100

  7. [7]

    Chiara Lubich, Castel Gandolfo, 29 dicembre 1991

Riferimenti bibliografici

Opera di Maria, quella fondata per mezzo di Chiara Lubich, è una realtà dal timbro tipicamente laico. Vi sono alcuni focolarini, che per una particolare vocazione, si mettono a servizio come sacerdoti.