“[…] vorrei dire qualcosa su chi è Maria per noi. Ella, riconosciuta dai cristiani quale Madre di Dio, perché proclamata tale al Concilio di Efeso (431), essendo la prima cristiana, è vista da noi come un modello, il modello dei cristiani. […] Possiamo imitarla vivendo quello che lei ha detto alle nozze di Cana: «Fate quello che lui vi dirà» (Gv 2, 5) e dando vita spiritualmente a Gesù in mezzo a noi.”[1]

Maria è stata presente fin dagli inizi nell’esperienza di Chiara Lubich. Sotto un bombardamento, durante il secondo conflitto mondiale a Trento, Chiara percepisce un particolare legame tra Maria e lei: “Coperta di polvere, che riempiva tutto il rifugio, alzandomi da terra quasi miracolata, in mezzo alle urla dei presenti, dissi alle mie compagne: «Ho provato un acuto dolore nell’anima ora, mentre eravamo in pericolo: quello di non poter più recitare, qui in terra, l’Ave Maria»”[2]. Non era quello ancora il momento per comprendere il senso di quella sofferenza e di quelle parole. Nel 1949, inizia a delinearsi con maggiore chiarezza, in chiave mariana, il tratto del suo contributo nella Chiesa: “Ci parve di capire che l’Opera che stava nascendo non sarebbe stata nient’altro che una mistica presenza di Maria nella Chiesa”[3].

Nel 1958 Chiara, comprendendo la prossimità di Maria in quanto creatura ed al contempo il suo essere irraggiungibile per la sua grandezza, scrive: “Maria non si comprende perché è troppo vicina a noi. Lei, destinata dall’Eterno a portare agli uomini le grazie, gioielli divini del Figlio, è lì appresso a noi e attende, sempre sperando, che ci si accorga del suo sguardo e si accetti il suo dono. E se qualcuno, per sua ventura, la comprende, lo rapisce nel suo Regno di pace, dove Gesù è re e lo Spirito Santo è il respiro di quel Cielo”[4].

Se, soprattutto nei suoi primi scritti, Chiara fa principalmente riferimento alla Chiesa cattolica, nella sua esperienza spirituale, Maria, che costituisce il modello della spiritualità vissuta nei suoi punti cardine, riveste, anche in campo ecumenico, un particolare ruolo: “proprio perché è Madre, può far molto per l’unità. E non solo a questo titolo: Ella è la cristiana perfetta. Bimba, sposa, fidanzata, vergine, madre e vedova può essere modello dei cristiani, che sono chiamati a divenire più perfetti cristiani (Cfr. 2Cor 13, 19-11)”[5].

“C’è infine un altro invito che Maria fa agli uomini del nostro tempo attraverso il carisma dell’unità. Li orienta alla fraternità universale, all’unità della famiglia umana. Anche se il nostro pianeta è attraversato da molteplici tensioni, la Madonna spinge gli uomini in vari modi all’unità e la vuole ovunque. Vuole famiglie unite, le diverse generazioni unite; domanda l’unità fra le etnie, fra i popoli, fra i cristiani e, per come è possibile, con i fedeli di altre religioni ed anche con tutti gli uomini senza un preciso riferimento religioso, ma che cercano il bene dell’uomo. Ella ama tutta l’umanità e vuole la fraternità universale” [6].

Note

  1. [1]

    1. Chiara Lubich, Il Grido, Città Nuova 2001, pag. 111

  2. [2]

    2. Chiara Lubich, Maria trasparenza di Dio, Città Nuova, 2003, pag. 7

  3. [3]

    3. C. Lubich, Tutti siano Uno, in Scritti Spirituali/3, Città Nuova, Roma 1979

  4. [4]

    4. Chiara Lubich, Scritti spirituali Vol.I, Città Nuova 1997, pag. 115

  5. [5]

    5. C. Lubich, Una spiritualità per la riconciliazione, in La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleen con i saggi di Piero Coda e Jesus Castellano, Mondadori, Milano 2001 pag. 374

  6. []

    6. Chiara Lubich, Discorso tenuto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, il 30 novembre 1987, in occasione dell’Anno Mariano, in Maria Trasparenza di Dio, Città Nuova, 2003

Riferimenti bibliografici

  • La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
  • Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova 2002
  • Maria, a cura di Brendan Leahy e Judith Povilus, Città Nuova, 2017