“E ognuno nel suo piccolo o grande mondo quotidiano, in famiglia, in ufficio, in fabbrica, nel sindacato, nel vivo dei problemi locali e generali, nelle istituzioni pubbliche della città o di più ampie dimensioni, fino all’ONU, sia veramente costruttore di pace, testimone dell’amore, fattore di unità[1]”.

Non è raro negli interventi e negli scritti di Chiara Lubich trovare un riferimento esplicito all’unità, aspetto peculiare della sua spiritualità, riferito in particolare alla preghiera di Gesù riportata nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni. Negli anni ’40, lette a lume di candela in un rifugio di in una Trento segnata dalla guerra, le parole che Gesù pronuncia dopo l’ultima cena con i suoi, , vengono comprese, l’una dopo l’altra, in una luce densa di novità: “Era un testo non facile per noi. Eppure ci è sembrato d’averne una certa comprensione, non solo, ma d’intuire che soprattutto per quella pagina eravamo nate; che lì era la magna charta del Movimento che stava nascendo: abbiamo avvertito d’essere chiamate a dare un contributo alla realizzazione dell’unità di cui parla il testamento di Gesù”[2]. Ma l’unità, “che cos’è, chi è? Lo sappiamo – afferma Chiara Lubich in una conversazione telefonica del 1996 –. Non è certamente un semplice punto della nostra spiritualità. Essa porta fra noi addirittura una persona, una persona che è Dio stesso. L’unità è Gesù fra noi. L’unità – dice un Padre della Chiesa – è quell’«accordo» di pensieri e di sentimenti fra più persone tale da far giungere alla concordia che «unisce e contiene il Figlio di Dio» (Origene, Comm. in Matth., XIV, 1s.: PG 13, 1187). E questa presenza – noi lo possiamo testimoniare – è sorgente di una profonda felicità: Gesù fra noi è pienezza di gioia, fa della vita nostra e di tutti coloro che vivono l’unità una continua festa”[3].

Anche se da principio l’azione spirituale e pratica di Chiara sembra limitarsi alla cittadina del nord Italia, presto il suo influsso si diffonde in diverse Regioni e valica i confini nazionali. Se l’incidenza del suo carisma viene compresa inizialmente da Chiara limitatamente a ravvivare l’unità tra i cattolici, successivamente, conseguentemente a circostanze provvidenziali, la preghiera di Gesù al Padre, viene compresa anche nel suo significato ecumenico e non solo. “E l’unità, ha, come un fiume, diffuso le sue acque in varie diramazioni: esse sono la fraternità universale, l’anelito al “mondo unito”, i dialoghi con credenti di religioni non cristiane e con persone di convinzioni non religiose”[4].

Note

  1. [1]

    1. Chiara Lubich, in L’Unità, a cura di D. Falmi e F. Gillet, Città Nuova 2015, pag. 98

  2. [2]

    2. F. Zambonini, L’avventura dell’unità, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pag. 51

  3. [3]

    3. Chiara Lubich, in L’Unità, a cura di D. Falmi e F. Gillet, Città Nuova 2015, pag. 41

  4. [4]

    4. L’Unità, a cura di D. Falmi e F. Gillet, Città Nuova 2015, pag. 10

Riferimenti bibliografici

  • La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene, Mondadori, Milano 2001
  • Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Chiara Lubich, Città Nuova2002
  • L’Unità, a cura di D. Falmi e F. Gillet, Città Nuova 2015