Dagli anni ’50, il focolare si configura come una convivenza in cui vergini e sposati, secondo il loro stato, seguono i consigli evangelici e si impegnano anzitutto a mantenere sempre viva in mezzo a loro la presenza di Gesù da Lui promessa dove due o più sono uniti nel suo nome.

Quando nel 1948 abbiamo incontrato Giordani[1], il nostro Movimento, che si presentava come “comunità cristiana rinnovata”, aveva visto stagliarsi nel suo seno una vocazione particolare: quella dei focolarini e vi erano focolari maschili e femminili che costituivano il cuore, l’anima della comunità.

L’incontro con Giordani maturò una nuova composizione dell’Opera: le focolarine formarono il ramo femminile; i focolarini quello maschile e le persone che beneficiavano del nuovo spirito dei Focolari si dispiegarono come Movimento: porzione cioè di umanità, di ogni sesso, vocazione, età, chiamate da Dio a comporre con i focolarini quest’Opera. Giordani era la figura, oltrechè la causa di questo nuovo aspetto.

Ma in questo stesso Movimento in cui tutti i membri erano presenti in maniera eguale, vennero ben presto delineandosi varie altre vocazioni. La prima fu quella dei cosiddetti focolarini sposati, persone che, pur coniugate, sentivano l’attrattiva alla perfezione, alla vita di focolare, almeno per quanto era loro possibile, a legarsi con dei voti o promesse, al pari degli altri focolarini, formulati secondo il proprio stato.

Chiara Lubich incontra Igino Giordani alla Camera dei deputati. L’incontro è sorprendente e decisivo per entrambi. Mi colpì l’intelligenza e insieme la concretezza degli scopi della comunità chiamata Focolare, che erano di accendere in mezzo al popolo una rivoluzione dell’amore, in reazione al fratricidio recente. L’esposizione limpida, semplice, fattami dalla Lubich, – ricorda Giordani – mi attrasse[2].

Chiara si rivolge a lui su consiglio di un’amicizia comune. Cercava aiuto per trovare un appartamento a Roma[3], in un periodo, come quello del dopo guerra, in cui l’impresa era particolarmente ardua, specialmente per delle ragazze con scarsa disponibilità economica. Accompagnata da dei religiosi di tre diversi ordini francescani, anziché esporre la sua richiesta, Chiara racconta la sua esperienza e quel che aveva visto nascere dal Vangelo vissuto. Igino Giordani, che si aspettava di incontrare un’idealista, con la testa forse un po’ tra le nuvole, che veniva a chiedere un favore come altri, rimane spiazzato. Capovolto è il termine che usa lui più volte per esprimere con lapidaria chiarezza lo stato in cui si trova dopo quel primo incontro. Mi parve che finalmente avevo trovato l’aggancio di me, laico, con le persone che vivono lo stato di perfezione. A me – racconta Giordani nel 1979 – pareva di vivere lo stato di imperfezione, che i laici fossero gli sconsacrati e gli altri fossero i consacrati. Adesso mi pareva che avevo trovato una maniera di agganciarmi a persone che vivevano lo stato di perfezione. E perciò cominciai a frequentare Chiara, ad andare a Trento.

Giordani trova i modi per rimanere in contatto con lei e le prime focolarine. Vive con Chiara un legame che assume la forma e i caratteri voluti da Dio e che supera, comprendendole, le rispettive aspirazioni umane e personali.

Giordani è stato il primo dei focolarini sposati. Egli aveva sempre sostenuto, come diceva san Giovanni Crisostomo, che i coniugati avrebbero dovuto vivere come i monaci, con in meno il celibato. È Giordani che ha sempre ripetuto che questi focolarini sposati dovevano far parte, rispettivamente del focolare maschile e femminile, dando inizio così ad una originale convivenza di vergini e sposati che noi non conoscevamo prima nella Chiesa.

Le sue precedenti ricerche di un inserimento il più possibile completo e vitale in Opere già esistenti nella Chiesa, come i vari Terzi Ordini che aveva contattato, erano state un sintomo di questa vocazione, che nell’Opera nostra si era prevista, ma che solo con lui si è potuta realizzare.

Da questi focolarini sposati doveva poi nascere il Movimento a largo raggio, diramazione del Movimento dei Focolari chiamato Famiglie Nuove, dove la coppia, pur non avendo una particolare consacrazione a Dio, vive il più pienamente possibile lo spirito di unità, proprio del Movimento, facendo della cellula della famiglia una piccola chiesa viva e aperta.

Accade spesso che nel narrare la sua storia, per segnare l’inizio di una nuova realtà che si delinea nell’opera di fondazione, o per contestualizzare una certa comprensione, Chiara faccia riferimento a circostanze e persone, quali provvidenziali strumenti per la manifestazione del carisma donatole[4]. Ve ne sono alcune che in modo tutto particolare rimangono associate a lei, per la vitalità carismatica ricevuta da Dio attraverso Chiara stessa. Foco[5] è uno di questi.

Si era nel 1954. In quell’anno, una sessantina di giovani uomini e donne, aveva chiesto e ottenuto dall’Assistente del Movimento di potersi consacrare a Dio nella verginità.

Giordani, presente in un focolare femminile, magnificava con grande umiltà, lo stato di verginità che vedeva irraggiungibile.

Gli fu risposto che ciò che valeva davanti a Dio era l’amore e che nessuno avrebbe potuto impedire a lui, anche se sposato, di amare quanto e come coloro che in quei giorni si consacravano a Dio. Se il suo stato di vita era diverso da questi giovani, egli avrebbe potuto impostare ogni cosa nell’amore ed essere, con ciò, puro, obbediente e povero.

Più tardi questi propositi si concretizzarono in promesse che egli emise: promesse di castità secondo il suo stato; di obbedienza ai responsabili del Focolare che avrebbero tenuto conto dei doveri del suo stato; di povertà, per quanto riguardava la sua persona, povertà commisurata alla sua condizione sociale[6].

Nel 1939, a Loreto, Chiara intuisce la nascita di una nuova strada di consacrazione che avrebbe avuto a che fare con la Famiglia di Nazaret. L’intuizione si delinea nel focolare e con la vocazione di Foco, questa realtà acquista nuova forma.

In Chiara e per il rapporto con le focolarine, Igino Giordani trova quel tipo di vita cristiana che cercava: capii l’insegnamento del Focolare, insegnamento che era questo: di portare Dio nella società, di vivere Dio. Ciascuna persona battezzata deve vivere Cristo 24 ore al giorno, non soltanto nelle ore della Messa, non soltanto nei giorni degli esercizi spirituali. Noi siamo in Dio 24 ore al giorno, quindi siamo sempre con Lui. E vedevo che anche le focolarine che scopavano, per esempio, il pavimento, lo facevano pensando a Dio. E i loro discorsi erano sempre il parlare della famiglia, la famiglia che erano Gesù, Maria, i santi. Questo mi stupì, mi fece un gran bene, perché trovavo realizzato, in una maniera perfetta, quello che io vagamente avevo sognato: di poter vivere una vita cristiana perfetta, stando nel mondo, vivendo come gli altri[7].

Foco s’inserisce pienamente nella vita del focolare e altri, dopo lui, entrano a pieno titolo a comporre quella convivenza, in mezzo al mondo, di persone vergini e coniugate, tutte donate, anche se in maniera differente, a Dio.

Con la sua consacrazione, il 7 dicembre 1943, Chiara raggiunge un primo obiettivo, il dono totale di sé a Dio. La casetta di Piazza Cappuccini diventa il luogo in cui Dio provvede a far sperimentare ad un primo gruppo di ragazze, la possibilità di vivere insieme, come in un convento, ma in mezzo al mondo. La convivenza che si compone, che ha come modello la Famiglia di Nazaret, mostra più esplicitamente i tratti della strada nuova a cui Chiara per prima, è stata chiamata. Negli anni ’50, con l’arrivo di Foco, la “quarta strada” si apre all’umanità e il focolare si configura come una convivenza in cui vergini e sposati, secondo il loro stato, seguono i consigli evangelici e si impegnano anzitutto a mantenere sempre viva in mezzo a loro la presenza di Gesù da Lui promessa dove due o più sono uniti nel suo nome (Cf. Mt 18,20)[8].

Vedi foto in galleria [Tonadico (Valle di Primiero), 3 Agosto 1956. Con Chiara Lubich, Igino Giordani (Foco), Marilen Holzauser, Valeria Ronchetti (Vale) e Ide De Vettore (Libe), alcune tra le prime focolarine.]

Note

  1. [1]

    Igino Giordani (1894-1980) è stato uno scrittore, giornalista e politico italiano. Milita nel Partito Popolare fondato da don Sturzo e lavorò presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, coltivando gli studi biblici, patristici e di dottrina sociale, e partecipando alla lotta antifascista. Nel 1964 venne eletto all’Assemblea Costituente e nel 1948 come deputato nelle file della DC. IN Parlamento si distinse per l’impegno in favore della pace e della giustizia sociale.

  2. [2]

    Igino Giordani, in un’intervista, Rocca di Papa, 29 maggio 1977

  3. [3]

    Era maturata la necessità di trasferirsi, il Movimento iniziava a diffondersi in tutta Italia e vennero aperti dei focolari lungo la Penisola.

  4. [4]

    Noi vedevamo in Foco il simbolo dell’umanità. E poi s’è manifestato anche attraverso gli anni, non solo il simbolo, ma che Foco aveva anche un carisma, se così si può dire, per l’umanità.
    Ora, che cos’era questa umanità? Quella che poi è diventata, sono diventati: i volontari, le volontarie, i gen, le gen, i gens, i sacerdoti, i sacerdoti della IV strada, i genre, cioè i religiosi giovani, i religiosi, le religiose, poi tutti i laici, tutto il laicato, quello sparso…, con tutti i Movimenti di massa, maschili, femminili, ecc. Tutto questo è nato dietro la figura di Foco (Chiara Lubich, 31 gennaio 1975).

  5. [5]

    Per l’anima ardente di quell’amore verso Dio e il prossimo – soprannaturale e naturale – vertice della vita cristiana, Igino Giordani, per Chiara, diviene Foco. È questo il nome con cui ancora oggi più comunemente, all’interno del Movimento dei Focolari è conosciuto.

  6. [6]

    Chiara Lubich, intervista di Jean-Claude Darrigaud, 23 gennaio 1981

  7. [7]

    Igino Giordani, Rocca di Papa 13 luglio 1979

  8. [8]

    Cf. Regolamento dei focolarini e delle focolarine Art. 3-7

Riferimenti bibliografici