Lacrime e stelle
Chiara Lubich si racconta attraverso scritti scelti da p. Fabio Ciardi
Lacrime e stelle, edito da Città Nuova, a cura di Padre Fabio Ciardi, più che una biografia, è una vera e propria autobiografia di Chiara Lubich tessuta attraverso appunti, diari, lettere, interviste… documenti spesso inediti, che consentono di entrare nell’intimo del suo vissuto. Dagli inizi a Trento, con un ampio corredo fotografico, in 192 pagine, Ciardi lascia che sia Chiara stessa a raccontarsi fino al 1962, quando la sua “Idea” raggiuge il primo riconoscimento ecclesiale. Più che di carattere stilistico, la scelta di Fabio Ciardi appare una vera e propria scelta di metodo che sostiene quanto l’esperienza di Chiara Lubich, radicata nel Vangelo, sia ancora attuale per i lettori di oggi che possono accedere al racconto di una vita, attingendo direttamente alle parole della protagonista. “Lascerò che sia lei stessa a raccontarsi – così Fabio Ciardi nelle prime pagine del libro – conducendoci nella sua divina avventura, fatta di “lacrime e stelle”.
Il titolo, Lacrime e stelle, è cruciale e rimanda alla notte del 13 maggio 1944 a Gocciadoro, Trento. Una notte di profondo dolore (lacrime per la separazione dalla famiglia che fuggiva dai bombardamenti) e di luce (le stelle che riempivano la notte). Chiara solitamente racconta questo episodio associandolo all’immagine di “stelle e lacrime”. La scelta di accogliere l’inversione voluta da Chiara nel 1996 – da “Stelle e lacrime” a Lacrime e stelle – rivela l’essenza della sua spiritualità: è nel dolore accettato, per amore di Gesù crocefisso e Abbandonato, che si trova un punto di luminosa svolta. In quell’esperienza, si radica una scelta fondata sulla certezza che “tutto vince l’amore” e segna un decisivo impulso sul formarsi di una nuova comunità la cui vita è orientata dal vangelo.
Nel gennaio del 1945, in una lettera, Chiara scrive: “Tutto il resto che accade della mia vita non mi tocca: uno solo è il mio desiderio, la mia passione: CHE L’AMORE SIA AMATO. Sento la mia impotenza ma l’abbandono a Dio. Tutto fondo su una fede che non crolla: CREDO ALL’AMORE DI DIO = Credo che i Dio mi ama e di nome di quest’Amore domando alla mia vita ed alla vita di quelle anime che camminano nel mio Ideale cose grandi, degne di Chi sa di essere amato da un Dio che è Dio, Amore, Onnipotente!”(1).
Chiara Lubich suscita un significativo interesse culturale, legato alla sua profonda autonomia intellettuale e alla sua incessante ricerca della Verità fin dalla giovinezza: integrità e libertà di pensiero, la rendono una figura di spicco nel panorama culturale globale che valica l’ambito religioso. Il poliedrico contributo culturale si coniuga con la novità del suo apporto spirituale. Chiara propone l’attuazione del Vangelo che abbraccia ogni aspetto dell’esistenza umana, superando il dualismo tra sacro e profano, rendendo l’amore di Dio e del prossimo una via di unità, di comunione.
“L’anima deve, sopra ogni cosa, puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figli dell’unico Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e coll’affetto del cuore ogni limite posto dalla vita umana e tendere costantemente e per abito preso alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio. Gesù: modello nostro. Ci insegnò due sole cose che sono una: ad essere figli di un solo Padre e ad essere fratelli gli uni degli altri”(2).
Note:
- C. Lubich, cit. in F. Ciardi, Lacrime e stelle, pag.75.
- Ibid., pag.88.
L’autore: Fabio Ciardi è professore emerito presso il Pontificio Claretianum (Università Lateranense, Roma). È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali le edizioni delle Parole di Vita e del Diario di Chiara Lubich di Città Nuova. È membro del gruppo di studi Scuola Abbà, del Centro Chiara Lubich. Dal 2010 è direttore del servizio generale degli studi oblati dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.

