Presentato a Roma il volume “Conversazioni. In collegamento telefonico”, di Chiara Lubich.
Negli anni ’80, quando ancora non esisteva internet e i social media sarebbero comparsi ben vent’anni dopo, in Svizzera si sperimentò, con successo, il tentativo di mettere contemporaneamente in rete alcuni punti delle comunità dei focolari situate nei cinque continenti, tramite una conferenza telefonica collettiva. Questo evento venne subito chiamato “Collegamento CH (Svizzera)”. La Lubich aveva in cuore questo anelito all’unità, alla comunione, al tendere sempre ad essere un’unica famiglia nel mondo e, la scoperta della possibilità di poter avviare periodicamente un percorso che agevolasse la comunione in tutto il mondo in contemporanea, azzerando le distanze e avviando un dialogo interattivo, la spinse a continuare questo appuntamento dapprima telefonico, e in seguito anche con videoconferenza, con la sua famiglia sparsa in tutto il mondo.
Questa esperienza e i frutti che essa ha portato nelle varie comunità dei focolari è narrata e raccolta nel volume curato da Michel Vandeleene “Conversazioni. In collegamento telefonico”, presentato durante il seminario di studi promosso il 1 ottobre 2019 dalla Pontificia Università Salesiana di Roma e dalla sua Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale, dal Centro Chiara Lubich del Movimento dei Focolari e dal Gruppo Editoriale Città Nuova.
Sono intervenuti Mauro Mantovani, Magnifico Rettore Università Pontificia Salesiana; Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede; Fabio Pasqualetti, Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale; Michel Vandeleene, curatore del volume; Giulia Paola Di Nicola, Sociologa, Università Leonardo da Vinci – Chieti; Cesare Borin, IT manager Movimento dei Focolari; Cristiana Freni, docente di Filosofia del linguaggio presso l’Università Salesiana; Marco Aleotti, regista televisivo RAI; Alessandro De Carolis, moderatore dell’evento, della Radio Vaticana.
I relatori, precisi e puntuali nelle loro analisi, hanno messo in evidenza la singolarità di questa esperienza originalissima, quasi un “diario di una testimonianza che ha usato i mezzi di comunicazione senza farsene usare, che ha vissuto la dimensione universale del cristianesimo senza farsi tentare dal sostituire la tecnologia allo spirito, di una madre che prende per mano i suoi figli e li conduce nel Santo Viaggio”, ha sottolineato il dott. Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Naturalmente non si poteva prescindere dall’analizzare cos’è la comunicazione oggi in rapporto con l’evangelizzazione. “La vera comunicazione non è un lavoro d’ufficio ma una comunione, deve essere testimonianza”, continua Ruffini, “mettere in connessione la memoria con la vita è quello che è avvenuto con Chiara.
“I partecipanti al Collegamento si sentivano ‘chiamati’: tutti vorrebbero sentirsi chiamati da qualcuno che se ne curi, che li voglia vicino a sé, per parlare cuore a cuore”, afferma la prof.ssa Giulia Paola Di Nicola, sociologa, dell’Università Leonardo da Vinci – Chieti. “La solitudine, l’abbandono del mondo contemporaneo non è che il risultato di questa assenza, di qualcuno che ti chiama per nome, ti fa sentire destinatario di fiducia. Chiara l’ha fatto per molti e molti anni con migliaia di persone”.
La Prof.ssa Cristiana Freni, docente di Filosofia del linguaggio presso l’Università Salesiana, non nasconde la sua emozione nel raccontare le percezioni avute durante la lettura del volume. “Cosa davvero significa ‘collegamento’? In Chiara ha una valenza ontologica, legata alla realtà, alle relazioni autentiche tra le persone. Aprirsi verso l’altro non è semplice, significa accettare il costo dell’esodo dalle gabbie dorate del nostro io, accettare l’onere della comunicazione, prendendosi cura reciprocamente”.
Il seminario ha lasciato nei presenti la consapevolezza di aver compiuto, come aveva augurato all’inizio dei lavori il Rettore dell’Università Pontificia Salesiana, Prof. Mauro Mantovani, “un’esperienza culturale, letteraria e spirituale”.
Patrizia Mazzola