Un linguaggio capace di costruire ponti
Trento, città natale di Chiara Lubich, ospiterà prossimamente un convegno dedicato ad approfondire il valore dei testi, parlati e scritti, della fondatrice dei Focolari dal punto di vista linguistico e letterario. L’evento, che si svolge nel Centenario della nascita della Lubich, è coordinato da un gruppo di studio e ricerca internazionale e potrà essere seguito via web.
Non solo parole, ma scrigni capaci di offrire nuove comprensioni del carisma di Chiara Lubich. L’analisi del linguaggio della fondatrice dei Focolari, nei suoi testi parlati e scritti, è, da alcuni anni, al centro del lavoro di un Gruppo internazionale di studio e ricerca di Linguistica, Filologia e Letteratura che fa parte della Scuola Abbá del Movimento dei Focolari. Il Gruppo, insieme al Centro Chiara Lubich, è tra l’altro promotore del convegno che si svolgerà a Trento dal 24 al 27 settembre 2020 dal titolo “Chiara Lubich in dialogo con il mondo. Un approccio linguistico, filologico e letterario ai suoi scritti” Ne parliamo con la coordinatrice, Anna Maria Rossi, linguista, docente, collaboratrice del Centro Chiara Lubich, una delle curatrici della mostra “Chiara Lubich Città Mondo” presso le Gallerie di Trento (Italia).
– Come mai la scelta per questo convegno di un titolo che metta l’accento sull’essere “in dialogo con il mondo” della Lubich?
È una scelta nata spontaneamente dall’esperienza di dialogo fra gli studiosi e le studiose del gruppo di ricerca che lo promuove. Essi esprimono ambiti disciplinari, età, provenienze culturali, geografiche e sociali molto diverse. Attingendo al messaggio e alla testimonianza di Chiara Lubich nella nostra vita e nel nostro lavoro, sperimentiamo la ricchezza e la fecondità del dialogo, dell’apertura all’altro e della valorizzazione delle diversità. A questo proposito i discorsi e gli scritti di Chiara sono una fonte molto preziosa, che merita uno studio attento. Ci pare poi che nel contesto in cui viviamo oggi, in un mondo sempre più connesso ma che a volte fatica a trovare parole che siano in grado di costruire un tessuto di relazioni vere, la tematica del dialogo a tutto tondo sia particolarmente attuale.
– Le tematiche che saranno affrontate nel convegno sono varie, toccheranno diversi ambiti e saranno approfondite da studiosi di varie parti del mondo. Quali secondo lei i contributi più originali e innovativi che questo convegno porterà per la comprensione del pensiero e del carisma di Chiara Lubich?
Gli scritti di autrici e autori che possiamo considerare maestri di spirito, come ad esempio le mistiche e i mistici, specie di quelli contemporanei, sono spesso visti solo come testi di edificazione spirituale. In realtà sono opere di grande valore letterario, testimonianze di una lingua viva, creativa, coraggiosa. Sono scritti che meritano di essere studiati e resi accessibili ad un pubblico vario, non per forza religioso, ma che si lascia toccare dalla bellezza e dai valori. La parola di Chiara, parlata o scritta, i suoi testi e i suoi discorsi sono espressione di una capacità molto spiccata di entrare in relazione con l’altro e di donare il suo pensiero e le sue ispirazioni in modo semplice, comprensibile a tutti, e allo stesso tempo letterariamente efficace. I più recenti studi nel campo linguistico mettono in luce poi come non solo la realtà costruisce il linguaggio, ma anche il linguaggio, le parole che usiamo, costruiscono la realtà. Non è difficile constatarlo anche nella vita quotidiana: parole d’odio, escludenti, offensive sono in grado di creare una società chiusa, violenta, aggressiva. Chiara ha sempre usato un linguaggio capace di costruire ponti, di aprire nuove comprensioni, di raggiungere ogni persona, ogni popolo. Non per niente i suoi scritti sono tradotti nelle lingue più varie, anche questo segno di un pensiero e di una parola capace di abbracciare tutto il mondo.
– E’ la prima volta che si realizza un convegno di questo tipo?
No, questo evento vuole essere in continuità con un convegno che si è tenuto a Castel Gandolfo (Italia) nel 2015, il cui titolo, ispirato a una espressione di Chiara Lubich, era: “il dire è dare”. La parola intesa come ‘dono’ e principale costruttrice di relazioni ha suscitato le riflessioni di ricercatori e ricercatrici appartenenti a vari campi in ambito umanistico, raccolte ora nella pubblicazione edita da Città Nuova “Il dire è dare. La parola come dono e relazione nel pensiero di Chiara Lubich”.
A distanza di cinque anni abbiamo pensato di dare seguito a quell’iniziativa, per presentare ulteriori studi in ambito linguistico e letterario, basati sui testi, sul pensiero e sul suo carisma.
– Questo incontro doveva tenersi in aprile 2020 nell’ambito degli eventi per il Centenario della nascita di Chiara Lubich, ma è stato annullato a causa del lockdown. Può dirci come si svolgerà ora?
In seguito alla pandemia abbiamo sospeso ogni attività in pubblico, senza perdere la speranza di realizzare ugualmente l’evento nell’anno del Centenario di Chiara, pur con modalità diverse. In effetti ora – grazie alle nuove modalità di comunicazione – ci troviamo in una situazione che, paradossalmente, favorisce una partecipazione più ampia. In accordo con la Fondazione del Museo storico del Trentino, che ospita l’evento presso le Gallerie di Trento, possiamo accogliere in sicurezza una cinquantina di persone in presenza. Si potrà però seguire il convegno attraverso un collegamento zoom, richiedendo il link alla Segreteria organizzativa (studi_linguistici@centrochiaralubich.org.) In questo modo parteciperanno persone da varie parti del mondo: abbiamo già ricevuto iscrizioni da Messico, Brasile, Venezuela, Taiwan. Le relazioni saranno tradotte simultaneamente in portoghese e inglese. Speriamo che sia veramente un’occasione di “dialogo con il mondo”.
a cura di Anna Lisa Innocenti