Dicembre 1992

MEDIA E ALLEGATI

“Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà. Mitezza, dominio di sé: contro queste cose non c’è legge” (Gal. 5,22-23).

Parola di vita di gennaio 1993

Il commento di Chiara Lubich a questo brano della Lettera di Paolo ai Galati, proposto nel gennaio del 1993, è quanto mai attuale e invita a una relazione profonda e fruttuosa con lo Spirito Santo.

La Parola di vita di questo mese è presa da una lettera che san Paolo aveva indirizzato ai Galati in un momento particolarmente critico della loro esperienza cristiana.
Suggestionati da falsi maestri, stavano deviando dal Vangelo e l'Apostolo era corso ai ripari mettendoli di fronte al grave errore in cui rischiavano di cadere: quello cioè di perdere il frutto incommensurabile della redenzione, il dono dello Spirito Santo, che Gesù ci ha ottenuto morendo sulla croce.
Nella sezione da cui è presa questa Parola, san Paolo descrive appunto la distanza abissale che passa tra una vita schiava dell'egoismo ed una vita totalmente animata e guidata da quell'amore che è proprio di Gesù e che Egli ci ha comunicato mediante il suo Spirito.

"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé: contro queste cose non c'è legge".

Tra i vari effetti prodotti dallo Spirito Santo in noi ed elencati qui da san Paolo vengono in primo luogo tutte quelle espressioni dell'amore che costruiscono l'unità tra i fratelli: la pace, la pazienza, la benevolenza, ecc. L'Apostolo li chiama "frutti dello Spirito", come per sottolineare il nesso logico che passa tra queste espressioni dell'amore cristiano e la radice da cui provengono.
Nella misura in cui lo Spirito Santo cresce nel cristiano - e questo ovviamente dipenderà dalla sua corrispondenza - produce in lui gli stessi sentimenti, lo stesso amore, la stessa volontà di pace e di unità che sono propri di Gesù. Ai Filippesi san Paolo dice: "Abbiate gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5).

"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé: contro queste cose non c'è legge".

Un altro effetto dello Spirito Santo è la libertà interiore nei confronti di tutte le tendenze disordinate che vorrebbero spingerci al male e, quindi, una grande facilità e gioia nel compiere il bene.
Nella misura in cui è animato dallo Spirito Santo, il cristiano vive le parole di Gesù. L'amore a Dio ed ai fratelli, l'andare controcorrente, il rinunciare a sé stessi per costruire la pace e l'unità, diventano per lui quasi naturali. L'aspetto duro e pesante della legge (cioè dei comandamenti) sembra ormai non esistere più.

"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé: contro queste cose non c'è legge".

Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese?
Essa riflette un'esperienza di vita cristiana e ci presenta un traguardo che potrebbe sembrare riservato ad una categoria di privilegiati. Eppure è il traguardo al quale l'Apostolo voleva portare tutti i cristiani delle sue comunità, perché è il traguardo a cui ogni cristiano è chiamato da Gesù in forza del battesimo.
La via per arrivarvi ormai dovremmo conoscerla abbastanza bene, ma dobbiamo sempre aiutarci a ricominciare a percorrerla di nuovo. Essa consiste nel corrispondere alla grazia dello Spirito Santo che ci spinge a vivere le parole di Gesù - in modo particolare il suo comandamento dell'amore scambievole - e ad abbracciare con Lui la nostra croce. Si tratta di essere fedeli allo Spirito Santo soprattutto nei momenti di prova, di tentazione e di difficoltà. Sono questi, infatti, i momenti più preziosi, è questa la via attraverso la quale i frutti dello Spirito cresceranno sempre più in noi.
Trovandoci poi nel mese in cui si celebra la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, il cui tema è proprio questo brano di san Paolo, cercheremo di orientare il nostro impegno a far crescere i frutti dello Spirito in noi proprio a questo scopo.
Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, l'unità dei cristiani sarà un dono tutto speciale dello Spirito Santo (1). La prima condizione per ottenere questo dono è la nostra conversione a Cristo, il nostro rinnovamento interiore puntando alla nostra santificazione onde aprirci allo spirito d'amore, di pace e di unità.

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