Novembre 2001

MEDIA E ALLEGATI

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La risposta al terrorismo

Vienna, 3 novembre 2001
(Intervista di Walter Achleitner del giornale Kirchenzeitung Kooperation)

Chiara Lubich risponde al giornalista sugli eventi in Usa dell’11 settembre 2001, da cui emerge una risposta  dell’impegno sociale e politico del Movimento dei Focolari, oggi della massima attualità. 

1) Gentilissima Signora Lubich, che cosa significa oggi, dopo gli eventi dell'11 settembre negli USA, la frase "sperimentare la tenerezza e le fedeltà di Dio ed essere annunciatori credibili del Vangelo", frase che il Papa ha usato per parlare del suo lavoro?
Non so cosa volesse dire il Papa con queste parole in questo momento. So che la tenerezza e la fedeltà di Dio si sperimenta proprio se si è annunciatori credibili del Vangelo. E oggi, dopo l'11 settembre, la cosa più urgente sarebbe proprio quest'annuncio credibile che è tale non solo quando si proclama, ma quando si vive il Vangelo. Esso, in estrema sintesi, domanda l'amore reciproco fra tutti gli uomini per attuare la fraternità universale, progetto di Dio sul mondo, anche su quello di oggi. Gesù diceva, e lo ripete oggi: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).

2) Il suo Movimento è nato sotto le bombe della guerra nel 1943 a Trento. 
Secondo lei, le bombe sull'Afganistan possono essere davvero la risposta all'11 settembre? Secondo lei, quale potrebbe essere davvero la risposta?
La risposta non sono le bombe, con l'eliminazione di vite umane e poco rispetto per la religione islamica. Senz'altro anche la giustizia ha da fare il suo corso, ma che sia giustizia e non violenza in risposta alla violenza. 
Per sanare ogni situazione occorre anzitutto andare alla radice. E si sa come noi occidentali e l'America in particolare, siamo stati troppo egoisti, non abbiamo voluto condividere i nostri beni con altre nazioni nella fame. Anzi le abbiamo, a volte, affamate di più. La situazione attuale richiede una nostra conversione collettiva e cominciare a fare ciò che non si è mai fatto. Già questo "cominciare" potrebbe allentare la tensione e la vendetta. Questi non sono solo miei pensieri. Simili ne stanno emergendo qua e là nel mondo e non solo fra il popolo. Io, fra il resto, oggi ho un sogno: non potrà essere che in un domani la collaborazione che si sta stringendo fra nazioni per liberare il mondo dal terrorismo possa servire (se Dio ci aiuta, Lui che tutto fa cooperare al bene per quelli che Lo amano) a far pensare un mondo solidale, in marcia verso l'unità globale? Qualcuno ne parla e più d'un Papa l'ha indicato come mèta augurabile per l'umanità.

3) Lei è ritenuta pioniera nel dialogo interreligioso. Guardando alla sua esperienza, potrebbe dirci che cos'è necessario per portare avanti o rafforzare il dialogo tra cristiani e musulmani?
Sapere e credere che siamo tutti fratelli e da fratelli dobbiamo vivere sulla terra. Con i musulmani poi abbiamo una chance in più: crediamo nello stesso Dio, il Dio di Abramo, e questa comune fede può far nascere anche una fraternità particolare fra noi. La fraternità si nutre di quanto si ha in comune con gli altri. Molte espressioni del Corano ricordano le nostre Scritture. Accordandosi, ad esempio, di vivere di tempo in tempo noi le nostre e loro contemporaneamente le loro, nasce e cresce l'amore fra noi. E' l'esperienza che si fa nel Movimento dei Focolari.

4) Che significa per lei il fatto che il capo dei Black Muslims negli USA, l'Imam W.D.Mohammed, la definisce quale leader spirituale anche del suo Movimento? Secondo lei, parole simili sarebbero auspicabili anche da parte dei rappresentanti della Chiesa davanti alla crescente ostilità verso l'Islam?
Giacché il nostro Movimento è effetto d'un carisma dello Spirito Santo che domanda di vivere i principi evangelici con radicalità e autenticità, capisco come un vero fedele musulmano, unito a Dio, valorizzi il nostro stile di vita sì da mostrarci a suoi come fedeli modelli.
Certamente ogniqualvolta rappresentanti della Chiesa formulano stima e lode per i veri musulmani, specie , ad esempio, per quanto e come pregano, ciò non può essere che di grande utilità per la pace.

5) La Conferenza Episcopale austriaca ha proclamato l'anno 2002 "anno della vocazione". Che significa per lei vocazione? Quali accenti vorrebbe sottolineare per quest'anno?
La parola "vocazione" può esprimere una tendenza naturale ad un dato compito o lavoro che possono implicare una missione: "Vorrei diventare medico, insegnante, politico, ecc.". Ma può indicare anche una chiamata divina al servizio di Dio (come laico consacrato, religioso, sacerdote, ecc.).
Ho desiderato quest'anno comunicare ai giovani un modo per capire quest'ultima, sperimentato su vasta scala nel nostro Movimento: impegnarsi ad amare ogni prossimo come Gesù vuole. Lui ha detto: "A chi mi ama… mi manifesterò" (Gv 14,21).

6) In Austria si interessano al "Movimento dell'Unità" politici di tutti i partiti, dai comunisti ai liberali (di Haider n.d.r.). Secondo lei, questo interesse come potrebbe tradursi in un'azione comune per esempio nella questione della politica per i rifugiati e per la lotta alla povertà?
Può tradursi nelle azioni indicate e in molte altre; i politici dei diversi partiti devono restare fedeli allo spirito del Movimento dell'Unità che chiede di mettere sempre a base di tutto quanto fanno l'amore verso tutti. Esso è possibile a chi crede perché lo Spirito Santo glielo ha infuso nel cuore, ma non è assente nemmeno nelle persone di altre convinzioni. L'amore è iscritto nel DNA d'ogni uomo.
L'amore che, vissuto da più diventa reciproco, infatti crea fraternità e, se vissuto in maniera non solo personale, ma collettiva, porta ad amare ed attuare i progetti altrui come i propri. Anzi aiuta ad amare il partito altrui (per i valori che lo giustificano) come il proprio. E' un imperativo di questi politici anche arrivare ad amare la patria altrui come la propria.

7) Una domanda personale: quale cittadina onoraria di molteplici città e con i suoi 81 anni di esperienza di vita, lei potrebbe vivere in modo anche meno faticoso. Che cos'è che nutre questo "focolare" dentro di lei, e che non lascia spegnere dentro di lei la fiducia in un mondo nuovo?
Sta scritto: "Lo zelo per la tua (di Dio) casa mi divora" (Sl 69,10).
Spero e desidero proprio che sia unicamente questo il motivo. La casa di Dio ospita una famiglia: la famiglia universale per la quale cerco anch'io di vivere finché avrò vita.

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