Pensiero
Per cogliere ciò che caratterizza il suo pensiero, occorre riferirsi ai primi tempi dell’esperienza di Chiara Lubich, a Trento, ancorandosi ad una radice vitale senza la quale difficilmente si può comprendere la fioritura della sua opera e la portata del suo contributo culturale.
Come la luce che attraversa un prisma si rifrange nei sette colori dell’iride, il pensiero – preceduto dalla vita – s’incarna ed apre nuove prospettive.
La luce del Carisma dell’unità, che prorompe nella vita di Chiara, fa comprendere, illumina ed avvia nuovi processi rispetto alle sollecitazioni che la cronaca e la storia presentano.
“Ogni aspetto di questa nuova vita, che lo spirito di Gesù ha suscitato nella sua Chiesa, esprime, anche se in maniera diversa, con differenti colorazioni, una medesima luce. Come sotto ogni colore dell’iride, c’è tutta la luce, espressa in rosso, arancio, giallo, ecc., così sotto ogni aspetto c’è tutta l’intera vita, espressa in quel determinato modo”(1).
Ad un dato momento – Chiara a dei giovani – il Signore mi ha fatto capire che l’amore che avevamo in cuore ci spingeva a fare le cose più varie e più diverse, le quali però erano tutte amore”.
Ambiti diversi, divengono mondi rinnovati, da abitare e percorrere e, quasi frammenti di un unico disegno, concorrono alla realizzazione di quelle parole per cui Chiara ha sentito d’essere nata: “Che tutti siano uno” (Gv 17,21).
Bisogna vivere e diffondere la cultura del dare… Voi dovete mantenere per voi soltanto quello che è necessario: come fanno le piante, che assorbono dal terreno soltanto l’acqua, i sali e le altre cose necessarie, ma non di più. Tutto il resto va dato via, per metterlo in comunione con gli altri.
La comunione fraterna però non è stasi beatifica: è una perenne conquista, col risultato continuo non solo del mantenimento della comunione, ma del dilagare di essa fra tanti, perché la comunione di cui qui si parla è amore, è carità, e la carità è diffusiva di sua natura.
Il Signore è dentro di me. Egli vorrebbe muovere i miei atti, permeare della sua luce il mio pensiero, accendere la mia volontà, darmi la legge insomma del mio stare e andare.
Mentre tutti noi avremo ogni attenzione per salvaguardare la natura, essa stessa misteriosamente risponderà al nostro amore, come sa fare tutto ciò che è animato da Dio e che Dio sostiene.
Oggi si lamentano pochi grandi artisti. Il motivo forse è che nel mondo ci sono pochi grandi uomini. Non si può a un dato momento lasciar giocare la fantasia staccata dal resto che è nell’uomo: non sarebbe più una dote perché cadrebbe nella vanità. E non si può considerare l’uomo come non è, ma come è: un essere socievole.
I geni e gli scienziati ne hanno offerte e ne offrono tante; ma, per mutare il mondo come noi vogliamo, occorrono idee universali, idee che comprendano e completino le parziali verità che i grandi ci lasciano. Occorre l’Idea, occorre il Verbo.
Si pensa che ciò che non si comunica vada perduto. Così sul vissuto si accende la luce, per chi racconta e per chi ascolta, e l’esperienza appare fissarsi nell’eterno.