1947 –  Qui c’è il dito di Dio

Tra le parole del vangelo, lette, meditate e vissute, ce n'è una che colpisce Chiara in modo particolare, è: "Chi ascolta voi ascolta me" (Lc 10,16). Lei e le sue compagne, comprendono che, riferendosi Gesù agli apostoli, quella parola le orienta al Vescovo. "La vogliamo subito mettere in pratica; ci presentiamo al nostro Arcivescovo, mons. Carlo De Ferrari. Egli è un successore degli Apostoli. Ascolta, sorride e dice: "Qui c’è il dito di Dio", e la sua approvazione e benedizione ci accompagneranno fino alla sua morte. Questo primo consenso al nostro operato dell'autorità ecclesiastica a noi preposta, ha su noi un duplice effetto: ci assicura che la luce che abbiamo seguito e seguiamo è autentica, autenticamente cristiana, e accelera la nostra corsa.

2023-03-21T18:12:03+01:0013 Marzo 2023|

1945 – che tutti siano uno (Gv 17,20)

Chiara e le sue prime compagne, al suono dell'allarme antiaereo, a voltare trovano riufugio nella cantina della casa in via Travai dove abitava Natalia Dallapiccola. Anche lì, aprono il vangelo. "Lo apriamo e leggiamo: 'Padre... tutti siano una cosa sola' (Gv 17,21): è la preghiera di Gesù prima di morire. Sempre, per quel dono di cui si è detto, abbiamo l'impressione di capire un po’ quelle parole difficili e forti e ci nasce in cuore la convinzione che per tale pagina, quasi magna charta del nostro Movimento, siamo nate: per l'unità e cioè per contribuire all’unità degli uomini con Dio e fra loro. In quella stessa preghiera Gesù aveva proseguito così: "Siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda..." (Gv 17,21). Ed è ciò che succede anche attorno a noi, così unite per l'amore vicendevole: chi non crede più, ricrede; chi crede poco, crede di più; si moltiplicano i cambiamenti di vita, le conversioni a Dio; si trova la forza di seguire la sua chiamata avvertita in cuore o

2023-03-16T16:10:43+01:0013 Marzo 2023|

1945 – la prima comunità

I bombardamenti del secondo conflitto mondiale sono particolarmente violenti su Trento. I rifugi antiaerei divengono luoghi privilegiati di incontro per la prima comunità che va formandosi attorno a Chiara. Gli impoveriti, gli orfani, le vedove, i bisognosi, divengono i più prossimi a quel gruppo di ragazze che vogliono risolvere il problema sociale della città. “Lo apriamo e quelle parole, pur già conosciute, per effetto del nuovo carisma, s’illuminano come se sotto s'accendesse una luce, ci infiammano il cuore e siamo spinte a metterle subito in pratica. Leggo per tutte: "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Mt 19,19). Il prossimo. Dov’era il prossimo? Era lì, vicino a noi, in tutte quelle persone colpite dalla guerra, ferite, senza vestito, senza casa, affamate e assetate. E immediatamente ci dedichiamo a loro. Leggiamo ancora: "Date e vi sarà dato" (Lc 6,38). Diamo, diamo ed ecco ogni volta il ritorno. Vi è una sola mela in casa quel giorno. La diamo al povero che chiede. E vediamo in mattinata arrivarne, magari da un parente, una

2023-03-13T12:22:19+01:0013 Marzo 2023|

1920 – il Battesimo nella Chiesa di Santa Maria Maggiore

La casa natale di Chiara, si affaccia sulla piazza omonima alla chiesa di Santa Maria Maggiore, dove è stata battezzata il 1° febbraio 1920 con il nome di Silvia Maria Elvira. La chiesa, voluta dal vescovo-principe Bernardo Clesio, ospitò alcune delle Congregazioni generali del Concilio di Trento e sorge nel luogo in cui era stato eretto il primo luogo di culto cristiano entro le mura della città. Un luogo simbolo delle radici cristiane della città e fortemente legato alla storia. E. Robertson, pastore battista inglese, in una biografia su Chiara Lubich, riferendosi alla chiesa di Santa Maria Maggiore di Trento, riporta: “Questa chiesa non è molto mutata dal 1920, quando Chiara Lubich vi fu battezzata non con il nome di Chiara, ma con il nome di Silvia. (…) Per una sorprendente coincidenza essa ricevette il battesimo nel cuore della controriforma, proprio nella chiesa che aveva ospitato alcune sedute del decisivo Concilio di Trento del 1545-1563, lei che doveva diventare costruttrice di ponti tra cattolici e luterani[1].

2023-01-24T11:28:21+01:008 Giugno 2022|

1998 in Argentina con la Comunità Ebraica 

Il 20 aprile 1998, a Buenos Aires (Argentina), Chiara incontra alcuni membri della comunità ebraica con i quali sigilla un patto di fraternità. “È con grande gioia che mi trovo oggi qui con tutti loro, che fanno parte di una delle più grandi comunità ebraiche del mondo. […] E che cosa il cuore mi dice, allora, in questo momento tanto propizio? Anzitutto il desiderio di conoscerli almeno un po’. E poi di intavolare una relazione con loro, proprio come tra fratelli e sorelle. Una relazione non certo solamente astratta, fatta di complimenti e parole. Ma concreta, nutrita possibilmente di doni reciproci. Perché così fanno i fratelli che si scoprono tali dopo lungo tempo, e si amano[1].

2022-06-04T12:50:01+02:001 Gennaio 2022|

1998 in dialogo con persone di convinzioni non religiose 

Alla fine degli anni ’70 con la diffusione del Movimento, l’apertura verso persone senza una fede religiosa come agnostici, indifferenti e atei, matura al punto di esprimersi in un dialogo con una sua propria fisionomia poiché l’unità è anche rispetto profondo dell’uomo, della sua dignità, della sua identità, della sua cultura, dei suoi bisogni e di ciò in cui crede. A tal proposito nel 1978 nasce il “Centro internazionale per il dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Nel 1992 viene organizzato il primo Convegno internazionale che da allora ha cadenza periodica. In questi convegni Chiara propone loro di collaborare per la realizzazione della fratellanza universale.

2022-06-04T15:20:21+02:001 Gennaio 2022|
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