Il 7 dicembre 1943, Chiara Lubich si consacra a Dio. Il confessore, prima di quell’atto, le chiede ancora: “Allora è per sempre?”. Chiara risponde: “Sì”

Una decina di giorni prima del 7 dicembre, Chiara scrive una lettera al confessore, nella quale esplicita il desiderio di donarsi a Dio. Quella lettera non c’è più, è andato tutto distrutto, – ricorda p. Casimiro Bonetti – ma la ricordo bene perché non la si poteva tenere in mano, era una lettera tutta fuoco e fiamme. Ma io ero molto combattuto, capivo la generosità, ho frenato molto all’inizio perché avevo appena finito la teologia – sapete come sono i teologi – avevo avuto dei professori bravi. Quando Chiara mi ha detto che voleva donarsi tutta a Dio mi è venuto in mente che il professore, quando si parlava dell’offerta della vita a Dio per sempre, diceva: “Non fate fare voti a nessuno” e urlava sulla cattedra “non si devono far voti” perché ci vogliono garanzie, anche perché, siccome la natura umana è fragile, poi non può dispensare che il Papa. Preso da questi pensieri io in principio tiravo molto indietro”[1].

Chiara ricorda: Il sacerdote mi interrogò facendo – come dicono – la parte del diavolo, l’avvocato del diavolo, per provare questa vocazione, e mi ha detto: “Tu rimarrai sola! I tuoi fratelli si sposeranno e avranno una famiglia, e tu rimarrai sola. E cosa succederà di te?”. Faceva questo per provarmi, io non sapevo che i sacerdoti provano e ho preso spavento. E quando lui mi ha detto: “E tu rimarrai sola” ho detto: “Senta, padre, finché c’è un tabernacolo con Gesù Eucarestia io sola non sarò mai!”. Allora lui ha detto: “Questa ha la vocazione”[2].

Il giovane sacerdote che da poco aveva concluso gli studi in teologia, si trova davanti ad una grande responsabilità. Non so nemmeno io come sia stato: nonostante che mi abbiano sconsigliato, quella io mi ricordo! Poi quando ho visto l’ardore di questa anima, beh, allora mi sono deciso, mi sono preso la responsabilità.  Per la data abbiamo cercato di fissarla insieme e siccome avevamo il nostro Collegio serafico e nella cappella c’era quella statua della Madonna […] lì alla vigilia dell’Immacolata [Chiara] è venuta su a questo nostro collegio e lì si è consacrata tutta, senza storie. Comunque, ricordo che era un voto sotto un aspetto particolare, sempre sotto l’aspetto della fiamma d’amore che consumava S. Francesco e dicevo a Chiara: ‘voglio che consumi anche te’ e lei mi diceva ‘Certo, padre, certo!’.

[…] Abbiamo fissato per le 6 del mattino del 7 dicembre nella cappella del Collegio, lo chiamavamo il Collegetto, adesso non c’è più [3], stava sopra la chiesa, sopra il Convento […]. Nella Cappella c’era una grande statua della Madonna Immacolata. Ho preparato un banchetto al di qua della balaustra, mi sembrava un’anima così vicina a Dio. […] L’ho aspettata in portineria guardando da una finestrella e quando è arrivata ho aperto il portone, tirando il chiavistello con la cordicella. Faceva brutto tempo.

Le ho detto di seguirmi alla cappella. Di quella mattina mi ricordo come se fosse adesso, io sono andato su prima perché dovevo preparare quello che occorreva per la celebrazione, perché si è consacrata durante la Messa. Io la guardavo, questa Chiara tutta di fiamma e fuoco, desiderosa di darsi tutta al Signore. Quando poi le ho consegnato la sacra particola io penso che ci sia stata una grande festa negli angeli in paradiso, perché sono cose che non si possono…sono troppo sublimi, a volte non siamo atti a capire, le capiremo un giorno.

Prima della Messa le ho ricordato ‘allora è per sempre?’ ‘sì’ rispose[4].

Note

  1. [1]

    Casimiro Bonetti, in inedito Amore immenso – colloqui con p.Casimiro Bonetti, di Maffino (Redi) Maghenzani

  2. [2]

    Chiara Lubich, Rocca di Papa, 11 luglio 1967

  3. [3]

    È stato prima venduto, dai Padri Cappuccini, e poi abbattuto nel 2012

  4. [4]

    Casimiro Bonetti, in inedito Amore immenso – colloqui con p.Casimiro Bonetti, di Maffino (Redi) Maghenzani

Riferimenti bibliografici