Quando si è conosciuto il dolore

Roma, 1958 In questo scritto, pubblicato nella rivista Città Nuova del maggio 1958, e poi su Meditazioni, Chiara ci dona la forte esperienza di dolore-amore che viveva in quegli anni. Quando si è conosciuto il dolore in tutte le sfumature più atroci, nelle angosce più varie, e si son tese le mani a Dio in mute strazianti implorazioni, in sommesse grida di aiuto; quando si è bevuto il fondo del calice e si è offerta a Dio, per giorni e per anni, la propria croce, confusa con la sua, che la valorizza divinamente, allora Dio ha pietà di noi e ci accoglie nella sua unione. È il momento in cui, dopo aver esperimentato il valore unico del dolore, dopo aver creduto all’economia della croce ed averne visto gli effetti benefici, Iddio mostra in forma più alta e nuova qualcosa che vale più ancora del dolore. È l’amore agli altri in forma di misericordia, l’amore che fa allargare cuore e braccia ai miserabili, ai pezzenti, agli straziati dalla vita, ai peccatori pentiti.Un

2021-08-16T03:48:20+02:007 January 2013|

Natale: la rivoluzione che continua

25 Dicembre 1972 Un Natale forte, coraggioso, non tiepido, in una “famiglia” grande come l’umanità Tutti uno! E' una meta. E' un comando: un comando di Colui al quale ogni uomo dovrebbe gioiosamente sottomettersi. Dio ci è Padre. Se si aprissero i cieli ed egli parlasse, guardandoci ad uno ad uno ci direbbe: "Tutti uno! Siete fratelli, quindi unitevi!".Un giorno il cielo si aperse, perché il Verbo si fece uomo, crebbe, insegnò, fece miracoli, raccolse discepoli, fondò la Chiesa e prima di morire in croce disse al Padre: "che siano una cosa sola". Non si rivolse agli uomini: forse non avrebbero capito. Si rivolse al Padre, perché il vincolo di quest'unità è Dio, e ci ottenne la grazia di poter essere fra noi una cosa sola.Ora noi cristiani parliamo tanto di unità del Corpo mistico, della Chiesa, ma cadiamo spesso nell'assurdo di sapere le cose, di conoscerle, ma di non viverle.Sappiamo di essere fratelli, sappiamo che un vincolo ci lega, ma non agiamo da fratelli. Passiamo gli uni accanto agli altri

2021-08-31T02:02:29+02:0027 December 2012|

Cos’è Natale per te ?

25 Dicembre 1973 In un articolo del 25 dicembre 1973 pubblicato su Città Nuova il giornalista Spartaco Lucarini chiede a quattordici personaggi dei più diversi ambienti: Cos'è Natale per te? Ecco la risposta di Chiara Lubich «Natale - festività della nascita di Gesù - è per me la risposta di Dio e della Chiesa ad una necessità dell'anima: sentirmi ripetere ogni anno, mediante il ricordo di quel fatto soavissimo, semplice ed abissale, che Dio mi ama. Si, se nella mia esistenza posso realizzare le più profonde aspirazioni è solo perché Dio ha guardato anche a me, come a tutti, e si è fatto uomo per darmi le leggi della vita che, come luci nella strada, mi fanno camminare sicura verso il comune destino. «Ma Natale per me non è solo una ricorrenza pur piena di significato. E' uno sprone a lavorare per rimettere nel mezzo della società in cui vivo la presenza di Cristo, che è là dove due o più sono uniti nel suo nome: quasi Natale spirituale d'ogni giorno,

2022-12-20T14:37:33+01:0020 December 2012|

Un inno di riconoscenza

Rocca di Papa, 24 novembre 2003 Questo articolo è stato richiesto a Chiara Lubich dal giornale "Vita Trentina", che lo ha poi pubblicato in occasione dei sessant'anni della sua consacrazione a Dio. Il 7 dicembre ricorrono sessant’anni dalla nascita del Movimento dei Focolari a Trento, la mia amatissima città natale. Quale il mio stato d’animo, cosa porto in cuore in questa straordinaria circostanza?Un’onda di commozione, se solo penso un attimo a ciò a cui mi trovo di fronte: un nuovo popolo nato dal Vangelo, sparso su tutta la terra, un’opera immensa che nessuna forza umana avrebbe potuto far sorgere. E’, infatti, “opera di Dio”, per la quale sono stata scelta per prima come suo strumento sempre “inutile e infedele”. E' un inno di riconoscenza a Dio per quanto, con tutte le mie sorelle e tutti i miei fratelli, ho potuto vedere, sperimentare, costruire, portare fino a questo traguardo col suo aiuto.Un grazie profondo e sentito per ogni cosa, mio Dio!Grazie anzitutto per avermi fatta nascere nella tua Chiesa, figlia di Dio;per

2021-08-31T02:01:53+02:007 December 2012|

A quanti l’hanno accolto, ha dato potere …

Roma, 25 novembre 1998 Commento alla Parola di vita: A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1,12). Ecco la grande novità annunciata e donata da Gesù all'umanità: la figliolanza di Dio, diventare figli di Dio per grazia. Ma come e a chi viene donata questa grazia? «A quanti lo accolsero» e a quanti lo accoglieranno nel corso dei secoli. Occorre accoglierlo nella fede e nell'amore, credendo in Gesù come nostro Salvatore. Ma cerchiamo di capire più in profondità cosa significhi essere figli di Dio. Basta guardare a Gesù, il Figlio di Dio, e al suo rapporto con il Padre: Gesù pregava il Padre suo come nel "Padre nostro". Per lui il Padre era "Abbà", cioè il babbo, il papà, cui egli si rivolgeva con accenti di infinita confidenza e di sterminato amore. Ma, giacché era venuto in terra per noi, non gli è bastato essere lui in questa condizione privilegiata. Morendo per noi, redimendoci, ci ha fatti figli di Dio, sorelle e fratelli suoi, e

2021-08-31T02:02:28+02:0030 November 2012|

Essere uno col fratello

Trento, 1950 Chiara è invitata a dare conto di ciò che, sotto la sua spinta, aveva messo a rumore – con qualche sospetto, dubbio e accusa – il pacifico capoluogo trentino e già si estendeva alla penisola. Scrive quello che fu chiamato ‘il trattatello innocuo’, da cui è tratto il testo che segue Esser uno col fratello voleva dire dimenticarsi assolutamente, per sempre. Non ritrovarsi mai più. Era perdere tutto anche la propria anima, per vivere i dolori e le gioie dell'altro onde mostrare a Gesù il nostro amore: esser crocefissi con Lui vivo nel fratello e con Lui esser gioiosi.Il fratello era il nostro convento dove l’anima doveva sempre radunarsi. Il fratello era la nostra penitenza, le mortificazioni, perché l’amarlo richiedeva la morte completa dell’io... E vedevamo che questo "entrare" nel fratello portava la rinascita del fratello. La carità sola conta. E così, sentendoci peccato col fratello peccatore, errore col fratello errante, fame col fratello affamato, scomunicato col fratello scomunicato, la Vita che era in noi passava a lui ed

2021-08-31T02:02:27+02:0015 November 2012|
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