Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete ? …

Roma, 25 gennaio 1992 Commento alla Parola di vita: Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso (Lc 6,32). La Parola di vita di questo mese è presa dal Vangelo di Luca. Essa fa parte di quell'ampia sezione dei detti di Gesù, che nel Vangelo di Matteo corrisponde al discorso della montagna. In questa sezione, come è noto, Gesù descrive le esigenze del Regno di Dio e i lineamenti che caratterizzano coloro che vi appartengono. Questi si ispirano e si riconducono alla imitazione del Padre celeste. In questo versetto Gesù chiama i suoi discepoli ad imitare Dio Padre nell'amore. Se vogliamo essere figli suoi, dobbiamo amare il nostro prossimo a quel modo con cui Egli ama. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. La prima caratteristica che maggiormente contraddistingue l'amore di Dio Padre è la sua assoluta gratuità. Esso si contrappone radicalmente all'amore del mondo. Mentre quest'ultimo si basa sul ricambio e la simpatia

2021-08-31T02:02:36+02:0031 July 2013|

Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto …

Roma, 25 Maggio 1983 Commento alla Parola di vita: Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso (Gal 5,14)1. È questa una parola di Paolo, l'Apostolo: breve, stupenda, lapidaria, chiarificatrice. Essa ci dice ciò che deve stare alla base del comportamento cristiano, ciò che deve ispirarlo sempre: l'amore del prossimo. L'apostolo vede nell'attuazione di questo comandamento il pieno adempimento della legge. Essa, infatti, dice di non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare... e si sa che chi ama non fa tutto questo: chi ama non uccide, non ruba... Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Chi ama però non evita soltanto il male. Chi ama si apre sugli altri, vuole il bene, lo fa, si dona: arriva a dar la vita per l'amato. Per questo, Paolo scrive che nell'amore del prossimo non solo si osserva la legge, ma si ha «la pienezza» della legge. Tutta la legge trova

2021-08-31T02:02:36+02:0030 June 2013|

Equilibrio divino

Roma, 1950 «In patientia vestra possidebitis animas vestras» (Lc 21, 19)1. Con questa parola Gesù c’insegna a vivere bene il momento presente della nostra vita: a viverlo in profondità, con perfezione, compiutamente. E questo conta nel cristianesimo: compiere bene le cose.Infatti: «Chi bene comincia è alla metà dell’opera», è proverbio della sapienza umana, buono quindi, ma non fatto per tutti. Invece: «Chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo» (Mt 10, 22) è della Sapienza divina. Il Signore sa che l’inizio di tutti gli uomini, tranne Maria, è un cattivo inizio, per il peccato originale. Non per nulla egli si è fatto uomo per salvarci. Dunque, ciò che importa è finir bene: allenarsi per quell’attimo da cui dipende l’eternità.Egli ci insegna a condur bene le nostre cose, ad applicarci a tutto ciò che dobbiamo fare nella vita, con quell’amore paziente che sa patir bene, che tiene vivo in noi il controllo della nostra anima, tanto da possederla. Nella nostra anima è Dio, e noi, possedendola, essendone padroni sempre nella nostra

2021-08-31T02:02:35+02:0014 June 2013|

Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza …

Roma, 25 Aprile 1990 Commento alla Parola di vita: Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio (1 Pt 2,20). L'apostolo Pietro sta illustrando alle sue comunità il genuino spirito del Vangelo nelle sue applicazioni concrete, con particolare riferimento alla condizione e allo stato di vita a cui ciascuno appartiene. Qui si rivolge agli schiavi che si sono convertiti alla fede ed ai quali, come a tutti gli schiavi nella società di allora, accadeva di subire incomprensioni e maltrattamenti del tutto ingiusti. Per estensione queste parole sono rivolte a tutte le persone le quali in ogni tempo e luogo si trovano a dover subire incomprensioni ed ingiustizie da parte dei loro prossimi, siano essi superiori od eguali. Se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà grazia davanti a Dio. A queste persone l'apostolo raccomanda di non cedere alla reazione istintiva, che potrebbe sorgere in queste situazioni, ma di imitare il comportamento tenuto da Gesù. Li esorta anzi a rispondere con l'amore,

2021-08-31T02:02:35+02:0031 May 2013|

Maria, trasparenza di Dio

Fiera di Primiero (TN), 1959 Chiara Lubich scrisse questo testo per la Mariapoli di Fiera di Primiero del 1959. La Mariapoli era, a quei tempi, un periodo di vacanze trascorse insieme da quanti vivevano lo spirito dei Focolari. Tra le tante parole che il Padre pronunziò nella Sua Creazione ve ne fu una tutta singolare. Non poteva esser tanto oggetto d’intelletto quanto d’intuizione, non tanto splendore di sole divino, quanto ombra soave e tiepida, quasi nuvoletta alacre e bianca che tempera e adatta i raggi del sole alla capacità visiva dell’uomo. Era nei piani della Provvidenza che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue, e questa Parola abbisognava d’uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse avevano bisogno d’un silenzio. ll Protagonista dell’umanità, che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo,

2021-08-31T02:02:35+02:003 May 2013|

Ero ammalato

Roma, 1978 Ho visto un uomo in una corsia d’ospedale, ingessato. Aveva bloccato il torace e un braccio, il braccio destro. Col sinistro s’arrangiava a far tutto... come poteva. Il gesso era una tortura, ma il braccio sinistro, anche se più stanco alla sera, s'irrobustiva lavorando per due. Noi siamo membra l'uno dell'altro e il servizio reciproco è nostro dovere. Gesù non ce l'ha solo consigliato, ce l'ha comandato. Quando serviamo qualcuno, per la carità, non crediamoci santi. Se il prossimo è impotente, dobbiamo aiutarlo, e aiutarlo come si aiuterebbe, potendolo, lui stesso. Altrimenti che cristiani siamo? Se poi, venuta la nostra ora, abbiamo bisogno della carità del fratello, non sentiamoci umiliati. Al giudizio finale udiremo ripetere da Gesù: “Ero... malato... e mi avete visitato”; ero carcerato, ero ignudo, ero affamato...1, dove Gesù ama nascondersi proprio sotto il sofferente e il bisognoso.Sentiamo perciò anche allora la nostra dignità e ringraziamo di gran cuore chi ci aiuta, ma riserviamo il più profondo ringraziamento per Dio che ha creato il cuore umano caritatevole,

2021-08-31T02:02:34+02:0020 April 2013|
Go to Top